Scriteriata. È la parola che il direttore artistico Serena Dandini, scaramanticamente usa di più nellannunciare il nuovo cartellone dellAmbra Jovinelli. «Capodanno per i cento anni ricreeremo latmosfera respirata da Petrolini e Totò, quando su queste scene che erano ospitate in semplici capannoni si esibivano guitti e comici, donne baffute e giocolieri». Vestita dironia e irrobustita dalla positività delle cifre (70mila presenze lanno scorso) la Dandini rievoca le radici di un teatro che non cè più, ma che grazie al lavoro fatto in questi anni ha lasciato il posto a una sala molto amata dal pubblico per le sue scelte, coraggiose e polivalenti. Il segreto? La salvaguardia della memoria, ma soprattutto il largo uso dironia. Ecco spiegato il successo del teatro civile dellAmbra, questanno rappresentato da Gomorra di Roberto Saviano regia di Mario Gelardi, Aldo Moro, una storia italiana di Giorgio Ferrara con Paolo Bonacelli, Fura dels Baus in Boris Godunov versione aggiornata del dramma di Alexander Pushkin e Col ferro e col fuoco serata Thyssen con Paola Cortellesi, Claudio Gioé e Valerio Mastandrea.
Fugato il rischio chiusura paventato la scorsa stagione, lAmbra Jovinelli insomma riparte pescando qua e là nelle sue molte anime. Da quella eclettica e compulsiva di Eleonora Danco protagonista di Scroscio al trionfo della contaminazione dei generi del premio Oscar Luis Bacalov che in Mi Buenos Aires querido mescola prosa, danza e filmati.
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