L’America salva Cit e le Borse brindano Bene il superindice

Nuova iniezione di fiducia per le Borse europee, che ieri hanno messo a segno la sesta seduta di fila con segno positivo. Questa volta i mercati - e Piazza Affari in prima linea dove il Ftse Mib ha guadagnato l’1,21% - hanno colto l’occasione per festeggiare il salvataggio del gruppo finanziario statunitense Cit, istituzione storica attiva da oltre cento anni nell’erogazione di credito alle piccole e medie imprese (pmi). Benché decisamente meno conosciuta della big finanziaria a stelle e strisce Citi (Citigroup) dalla quale la differenzia soltanto la «i» finale, Cit ricopre un ruolo essenziale nel tessuto imprenditoriale americano perché sostiene, soprattutto con finanziamenti di breve termine, molte aziende medio-piccole, come la nota catena di ciambelle Dunkin’ Donuts. L’istituto finanziario con base a New York, che sta attraversando una grossa crisi di liquidità e ha un’impellente necessità di rifinanziare il debito in scadenza a breve, dopo che già lo scorso autunno aveva ottenuto 2,3 miliardi di dollari nell’ambito del piano governativo Troubled Asset Relief Program (Tarp), nei giorni scorsi aveva nuovamente invocato l’aiuto del Tesoro Usa in cerca di ulteriori fondi, ma le trattative parevano essere naufragate, spianando così la strada all’ipotesi di bancarotta. Tale circostanza, si calcola, avrebbe messo in difficoltà circa un milione di società a stelle e strisce clienti dell’intermediario della Grande Mela. Ma ecco che ieri, a sorpresa, la stampa internazionale ha cominciato a parlare con sempre più insistenza di un possibile accordo da tre miliardi di dollari che il consiglio di amministrazione avrebbe raggiunto con i propri principali obbligazionisti. Le indiscrezioni hanno messo le ali al titolo Cit, che a Wall Street è schizzato verso l’alto guadagnando oltre il 77 per cento. La società non ha diramato alcuna nota ufficiale, ma secondo quanto riferito dal New York Times i bondholder, tra cui spicca il nome del fondo leader mondiale nel settore obbligazionario, Pimco, si sarebbero resi disponibili a staccare un assegno da tre miliardi di dollari a un iniziale tasso di interesse pari al 10,5 per cento. Il Times, invece, ipotizza che il piano di emergenza preveda una conversione del debito in equity e che quindi gli obbligazionisti firmatari dell’accordo possano diventare direttamente azionisti di Cit. «Una proposta di finanziamento di questo ammontare - commenta Daniele Del Monte, gestore di Pharus management - dimostra una certa fiducia nelle reali possibilità della società di uscire dalla crisi e più in generale una migliore disposizione nei confronti del rischio di mercato e una maggiore disponibilità a concedere credito».
Ieri però a sostenere i listini azionari è stato anche un dato macroeconomico giunto da Oltreceano e migliore delle attese: il «superindice» (o leading indicator), così chiamato perché raggruppa più indicatori economici in grado di tracciare un quadro completo della congiuntura, nel mese di giugno è salito dello 0,7%, quando la media degli esperti si aspettava un progresso dello 0,5 per cento. Spesso un superindice migliore delle attese anticipa una crescita degli utili societari e in senso lato una ripresa dell’economia.
Intanto, dagli Stati Uniti, continuano ad arrivare conti del secondo trimestre superiori alle attese.

Ieri, ad esempio, è stata la volta della multinazionale texana specializzata nello sfruttamento di giacimenti petroliferi, Halliburton, che nel secondo trimestre dell’anno ha annunciato un utile per azione di 0,29 dollari, superiore rispetto ai 0,27 attesi dalla media degli analisti.

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