L’americano in pole anche per lo slalom

nostro inviato a Sestriere

Bisognerebbe sempre segnarsi da qualche parte i nomi degli apripista, alcuni rispuntano anni dopo nelle classifiche come Ted Ligety, americano dello Utah, ventun anni compiuti lo scorso 31 agosto, apripista quattro anni fa in slalom quando i Giochi si svolsero a Salt Lake City e le prove alpine a Park City il centro turistico dove vive e dove i suoi genitori gli infilarono i primi scietti a due anni. Una peste, sempre pronto a catapultarsi di qua e di là tanto da meritarsi i nomignoli di Ligety Split (spaccatura) o di Shred (brandello). In America lo hanno eletto ad anti-Miller perché non predica la bontà dell’epo, non gareggia da sbronzo, non getta sospetti su altre stelle, tanto da aver un giorno dichiarato: «Bode è un po’ pazzo».
È al primo grande anno e alla prima vittoria dopo tre podi in doppia, 2° ad Adelboden dietro Rocca, nonché terzo a Kranjska e a Beaver Creek. Di sé ha detto: «Scio seriamente dall’età di 11 anni perché dalle mie parti nevica e non c’è molto altro da fare.

Sono giovane ma pensavo già a queste Olimpiadi, non alla combinata, bensì allo slalom. Sinceramente avrei preferito che Raich non avesse inforcato, così nessuno avrebbe potuto dire che ho vinto l’oro perché Benny è caduto».

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