L’amica racconta le loro ultime ore «Che falsità quel ballo sui tavoli»

«Quel lunedì sera ci siamo guardate e ci siamo dette: qui ci stiamo divertendo davvero»

nostro inviato a

Villa del Conte (Padova)
Avevano bevuto, sì. Drink, vino, champagne. Avevano ballato sui tavoli, «ma non seminude, non è vero». Anche una fumatina, «giravano spinelli»: «Ma quando l’ho lasciata stava bene, era in sé, era in grado di badare a se stessa». Stefania Perin è seduta nel giardino di casa, una villetta nella campagna padovana in una contrada tutta abitata da parenti. Sabato pomeriggio all’aeroporto di Venezia è tornata da sola, senza l’amica del cuore. È stata interrogata dai carabinieri. Ha dormito poco, ha pianto, ha gli occhi gonfi. Indossa un prendisole sopra la leggera abbronzatura e racconta la nottata maledetta in cui Federica Squarise è scomparsa.
C’era anche Victor, il barista uruguaiano interrogato dalla polizia locale, «el gordo», il «ciccione» sottoposto al test del Dna. E una quindicina di ragazzi sudamericani incontrati nei due giorni di vacanza a Lloret de Mar. Gli aperitivi, qualche sigaretta, i corteggiamenti: Federica ci è abituata, è una bella ragazza, solare e sorridente. Ma non è abituata agli eccessi. «Le facevano la corte però non ci facevo caso. Anche Victor, ma non posso leggere nella sua mente, non so cosa pensava di Federica. So che non è successo nulla di quello che è stato detto e scritto, tipo che abbiamo ballato seminude nel locale, l'Hard Rock Yates, assolutamente no. Abbiamo bevuto, eravamo allegre, entusiaste di questa vacanza che si è trasformata in un incubo. L'ultima cosa che mi ricordo è che ci siamo guardate e ci siamo dette: ci stiamo divertendo troppo. Poi basta. Sembrava tranquilla». Non era ubriaca né drogata, dice Stefania. Poi si sono perse di vista. Al mattino Federica non era nella camera dell'hotel Flamingo.
Domenica, il giorno della preghiera. Il parroco di San Giorgio delle Pertiche, don Riccardo Poletto, ha ricordato Federica Squarise durante la messa e nel pomeriggio ha fatto visita ai genitori. «Sono lì in attesa, mi hanno detto che la speranza è quella che li salva». Una speranza che però si assottiglia di ora in ora. Il paese, dice il sacerdote, «vive questa situazione come una tragedia». Domani rientreranno in Italia i fratelli di Federica, Roberta e Mattia, partiti per la Costa Brava appena saputo della sparizione. Le autorità catalane gli hanno detto che non c’è più motivo che restino in Spagna: hanno già dato tutto l'aiuto che potevano offrire.
Ed è stato un contributo importante: sono stati loro ad affiggere i volantini con il volto di Federica sulle vetrine di locali e negozi, e a richiamare l'attenzione della stampa che nei primi giorni dopo la scomparsa aveva sottaciuto la notizia forse per evitare pubblicità negativa sulla famosa località balneare. L’avvocato della famiglia Squarise, Aldo Pardo di Castelfranco Veneto, che ieri ha avuto un lungo colloquio con Stefania Perin, si lamenta dell’«eccessiva riservatezza» degli inquirenti iberici: «Stanno tenendo sotto tutela la sorella di Federica. Addirittura le hanno chiesto di telefonare soltanto con un telefono fornito da loro.

Io sono il legale della parte offesa e dovrei essere lì a seguire le indagini ma non mi hanno convocato. Non voglio interferire, va bene aspettare, ma se non succede niente mi rivolgerò al governo. Non si deve lasciare niente di intentato».

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