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L’analisi L’Europa esce bene ma non bisogna abbassare la guardia

La decisione di pubblicare gli stress test sulla sostenibilità dei bilanci bancari è un significativo passo avanti verso la trasparenza del sistema finanziario per capire quello che è il suo stato di salute e per ridurre gli spazi di asimmetrie informative e di speculazione. Dalla pubblicazione degli stress test l’Europa esce bene, meglio degli Stati Uniti un anno fa. Solo 7 su 91 istituti europei scenderebbero al di sotto del 6% in termini di Tier 1. Peraltro, si tratta di istituti, in larga parte, non primari nei rispettivi Paesi. Esce bene anche l’Italia e questo era stato largamente anticipato. Tuttavia, i valori medi delle banche italiane risultano più bassi se messi a confronto con i principali player europei. Immaginare che alla luce dei risultati emersi gli elementi di preoccupazione siano fugati del tutto sarebbe un errore. Ci vuole cautela, perché superare l’esame è positivo, importante, ma non è tutto. Non vuol dire essere immuni da rischi e soprattutto non vuol dire che si possa abbassare la guardia.
Innanzitutto, per interpretare quanto emerso, c’è una questione metodologica che va approfondita. Gli stress test in Europa arrivano un anno dopo quelli americani, con metodologie di analisi, sia per obiettivi che per timing, diverse. Gli obiettivi americani erano finalizzati a determinare i fabbisogni di capitalizzazione, quelli del Cebs sono stati indirizzati a verificare la sostenibilità del sistema europeo. Gli stress test in Europa arrivano, inoltre, in un contesto diverso, forse meno turbolento, rispetto a quello statunitense. Tuttavia nell’area euro negli ultimi tempi si sono intensificate le preoccupazioni sulla sostenibilità di alcuni debiti sovrani. È su questo che si nutre qualche incertezza, ossia sulla eccessiva «benevolenza» della metodologia rispetto ad ipotesi, certamente remote, di rimborso di alcuni Paesi europei. Qualche dubbio inoltre può esservi nell’analisi del campione, rilevante ma non pienamente significativo. I 91 istituti rappresentano il 65% delle attività bancarie europee. Alcuni non sono stati inclusi nell’analisi. Allargare il campione avrebbe potuto rafforzare ancora il messaggio positivo che sta emergendo.
Al di là di queste riserve, il dato che emerge è che il sistema bancario europeo e quello italiano, per ora, tengono. E questo è fondamentale anche per fronteggiare l’ondata di speculazione che negli ultimi mesi non ha certamente aiutato a gestire la situazione di debolezza di alcune aree dell’euro.
Quello del 23 luglio, però, è solo un passaggio. La trasparenza è un valore per i mercati ed è fondamentale per la fiducia. Sull’onda di questo risultato non deve, però, interrompersi un processo, difficile, di ristrutturazione, anche regolamentare, affinché il sistema bancario europeo possa essere elemento di forza per il rilancio dell'economia reale. L’esperienza degli stress test è positiva anche perché l’Europa si è mossa in modo più coordinato e unitario.

E nell'ambito di un processo di riforma anche gli elementi della comunanza di intenti e della condivisione, messi in atto positivamente in questa occasione, potranno risultare preziosi.
*Ordinario di Finanza Aziendale, Politecnico di Milano

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