Politica

L’analisi Quella mangiatoia che assorbe la metà del Pil

L’immagine dell’Italia schiacciata dai due «obesi» che rappresentano lo stato assistenziale e l’apparato pubblico lanciata ieri dal direttore Feltri è senza dubbio efficace. Purtroppo però ogni volta che lo si vuole stringere all’angolo per misurarlo e progettare la «dieta» l’obeso sparisce e ci si scontra con un perverso gioco di specchi, di rimandi, di riflessi che il più delle volte finisce con il bloccare tutto. La verità è che siamo un Paese falso, dove tutti i numeri e le statistiche sono paurosamente farlocche e rendono maledettamente difficile progettare una cura. Limitiamoci agli aggregati maggiori, dato che sono quelli che fanno la differenza. Cominciamo dal principio: lo Stato si «nutre» di tasse e in cambio eroga servizi. Fermiamoci un attimo a riflettere sulle entrate fiscali perché esse rappresentano la tavola imbandita che poi a valle origina le obesità. Il dato sulla pressione fiscale non parrebbe particolarmente anomalo, dato che vede l’Italia solo leggermente più esosa della media europea ma niente di eclatante. Peccato però che questo sia il dato più falso di tutti, perché composto, come è noto, da pochi che pagano tantissimo e tanti che pagano pochissimo. Qui ci scontriamo con il primo dei grossi problemi per aggredire l’obesità che ci schiaccia. Se alziamo le aliquote, qualsiasi aliquota, l’inasprimento finisce sulle spalle dei pochi muli da soma e non tocca minimamente l’evasore. È stata la politica della sinistra e ha portato come unico risultato la giusta indignazione dei soliti pagatori. Non va bene. Se abbassiamo le aliquote invece riduciamo le iniquità ma mettiamo un punto di domanda sul gettito. Secondo teoria potrebbe anche alzarsi, ma di questi tempi se c’è una cosa che i mercati finanziari non vogliono sono i punti di domanda. Bloccati da questa parte guardiamo più a valle ed esaminiamo la mangiatoia, vale a dire la spesa pubblica. Gli aggregati parlano da soli: circa 50% del Pil è spesa pubblica, quindi su ogni euro prodotto in Italia la metà viene dalla mangiatoia, considerando l’indotto sicuramente di più. Di questo 50% le pensioni valgono 14. Già di suo il dato è superiore al resto dell’Europa ma pure esso è a due facce: da un lato abbiamo i vitalizi, i falsi invalidi, il sistema retributivo, le baby pensioni, lo scalone abolito, le rendite a vita per aver indossato magari per poche ore qualche cadavere di ermellino. Dall’altro abbiamo l’incertezza assoluta per il futuro, l’età pensionabile sempre più alta, il sistema contributivo, i fondi pensione complementari tanto cari ai sindacati e gestiti non si sa come, i coefficienti di rivalutazione stile lotto dove il giovane perderà sempre senza accorgersene. Soluzioni? Bloccare tutte le rivalutazioni dei trattamenti in essere che si discostano di molto dai contributi versati e sperare che un po’ di inflazione faccia giustizia. La seconda voce è la sanità e pesa il 7% del Pil. Anche qui la statistica mente, perché a fronte di un numero che non dice nulla sappiamo che la realtà ci sta portando a essere i benefattori del mondo a tutto danno del servizio che spetterebbe ai contribuenti onesti. Soluzioni? Molte e tutte un po’ crude: ad esempio mettere da parte i buonismi e domandare il modello unico a campione negli ospedali per chi chiede spesso esami e prestazioni varie. Nessun aggravio, ma in caso di reddito sospettosamente basso segnalazione all’Agenzia delle entrate per accertamenti. Se è un cittadino onesto e veramente indigente nessun problema, se è un evasore magari ci penserà due volte prima di scroccare dal pubblico e si pagherà l’assistenza privata, liberando un posto in fila, se è un clandestino grazie ma non è gradito. L’apparato statale infine pesa circa il 4% del pil. Sono 60 miliardi di euro che finiscono ogni anno in un bonus permanente per chi non sta fornendo grandi risultati. Anche qui abbiamo un’ingiustizia di fondo, dato che in questo numero finiscono sia fior di lavoratori sia gente che non fa nulla o peggio, rema contro. L’idea di abolire i Comuni, le province, i tribunali e i ministeri a partire da chi ha i conti peggiori lanciata da Formigoni è un po’ rozza ma non è concettualmente male. Potrebbe essere una buona base, tanto per l’identità provinciale basta un confine e una bandiera: l’amministrazione può essere fatta anche altrove basta che sia efficiente. I danni vanno almeno limitati. Se la mangiatoia diventa a rischio anche il politico o il magistrato possono trovare buone motivazioni per lavorare di più e meglio.


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