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L’analisi Salvare l’industria italiana senza carrozzoni

Giulio Tremonti, in polemica con Enrico Letta, per spiegare le misure del governo per fronteggiare il caso Parmalat e quello Edison, ha dichiarato che nelle attuali circostanze sarebbe meglio avere l’Iri di un tempo e la vecchia Mediobanca. La frase di Tremonti va letta per intero. Egli ha affermato che nell’Iri vi erano dei difetti, cui si poteva rimediare mediante le privatizzazioni. Ma queste sono state gestite dalla Mediobanca degli anni ’90 facendo degli spezzatini in cui sono state favorite le grandi imprese estere, senza curarsi di dare vita a nuovi grandi gruppi privati, in modo da ricostruire il sistema di mercato, come altrove. La vecchia Mediobanca aveva operato diversamente. E aggiungo io ora Mediobanca sta cercando di rimediare a quegli errori, tramite le grandi banche che ad essa fanno capo, come Banca Intesa che cerca di fare una cordata per Parmalat e Unicredit, che ha organizzato l’intervento per il gruppo su cui si era lanciata il colosso assicurativo Groupama.
Le affermazioni di Tremonti sul modo come in Italia si sono gestite le privatizzazioni sono corrette. La sinistra italiana ex comunista ed ex democristiana di sinistra per riscuotere negli anni 90 credibilità negli ambienti internazionali fu protagonista di questa politica, a favore di grandi imprese estere, che si rafforzavano nel nuovo mercato unico europeo e in quello globale che stava emergendo. È paradossale che questa stessa sinistra, detta centrosinistra, ora critichi Tremonti perché cerca di rimettere insieme i cocci rotti e nello stesso tempo lamenti che il governo berlusconiano sia incapace di una «politica industriale» e non stia facendo nulla di efficace per i problemi del Paese, sicché sarebbero necessarie le elezioni anticipate.
In cosa consistono le misure di Tremonti? Innanzitutto di una legge sull’Opa alla francese che, mi auguro, valga solo nel caso di reciprocità con gli Stati europei che applicano analoghe misure: il che è ineccepibile, perché, in un sistema di mercato di concorrenza ciò è concorrenza sleale o meglio distorcente del mercato. Nella gara deve vincere il migliore, a parità di regole. E spesso in queste operazioni c’è una sete di aumento del potere di monopolio. E il monopolio è pericoloso non solo per le distorsioni economiche che crea direttamente, ma soprattutto per quelle che genera indirettamente, influenzando il potere politico e dei media. La legge francese sulla facoltà statale di impedire un’Opa fa un elenco apparentemente ristretto di casi di interesse nazionale. Ma al punto finale mette le imprese che esportano prodotti di tecnologie a doppio uso, civile e militare, facendo riferimento alla normativa Ue sulle esportazioni extracomunitarie. E nell’elenco dell’Ue troviamo l’energia nucleare e le sue componenti e molti prodotti chimici del settore petrolifero, ma anche una lista di sostanze potenzialmente velenose, come la botulina, che si trovò una volta in alcuni prodotti della vecchia Parmalat andati a male e la lactina, che si trova nel latte e derivati.
L’altro provvedimento di Tremonti consiste nell’attuare, con la nostra Cassa depositi e prestiti, un fondo finanziario analogo a quello della Cassa francese, quote di partecipazione in imprese industriali con successiva cessione sul mercato, sicché la critica di Enrico Letta & Co. che esso potrebbe diventare come l’Iri che abbiamo conosciuto noi non è fondata. Per l’Iri escogitata durante la crisi degli anni 30 per rimettere in carreggiata le industrie in cui le banche avevano grosse partecipazioni, con conseguenti crediti incagliati, si prevedeva la successiva privatizzazione. Mussolini decise di tenere questo complesso, dovendo affrontare le varie guerre. Ed esso permase del dopoguerra, come protagonista della ricostruzione, diventando poi, solo fra la fine dei ’70 e ’90 un carrozzone del potere della sinistra Dc.

Si tratta di tenere questi strumenti nell’ambito delle loro funzioni: operare con criteri di mercato, per svolgere una supplenza al sistema bancario, nel finanziamento e nelle partecipazioni industriali, come fa la Bei (Banca Europea di Investimento) in attesa che le nostre banche private tornino a fare ciò, come nell’epoca della formazione dell’Italia industriale, un secolo fa. Non oltre.
Paradossalmente a giorni alterni, la sinistra accusa il governo di non fare una «politica industriale» di tipo dirigista e la critica quando la fa con misure in atto nell’euro zona.

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