L’ANIMA DI UN POPOLO

Fra le ragioni del successo dell’apertura della campagna elettorale ieri da parte di Berlusconi e Fini, c’è stata la lettura della carta dei valori, ispirata alla miglior tradizione sia liberale laica che cattolica. È stato il momento più alto, oltre quello in cui Berlusconi ha simbolicamente stracciato il programma delle sinistre. Se è vero che nei gazebo la gente chiede più sicurezza, è anche vero che un grande partito popolare deve dichiarare quali siano i valori che intende difendere.
L’elenco è lungo, ma parte, come è proprio della tradizione liberale, dalla difesa dell’unicità dell’individuo e della sua identità, del suo diritto alla vita, alle radici, alla salute. Il secondo diritto è che lo Stato serva il cittadino e non viceversa e che la pressione fiscale debba favorire le famiglie.
Dirò subito quel che secondo me manca: qualsiasi accenno alla verità, al diritto dell’accesso alla verità attraverso la scuola e attraverso la televisione (cioè attraverso la cultura), come unica garanzia per l’esercizio della libertà. Perché se è vero che la libertà è autonomia e responsabilità, è vero anche che la libertà è esercizio del diritto di scelta, dunque di essere informati in modo completo e non manipolato, così come è importante affermare che la scienza deve essere al servizio dell’uomo e non viceversa. E che lo Stato tutela la famiglia naturale composta da un uomo e una donna che allevano figli.
Infine, la ripresa delle riforme costituzionali a vantaggio sia del cittadino che delle imprese: se si vuole uno Stato che sappia difendere i deboli, che sia generoso con chi vive l’ultima fase della sua vita, o la prima, quella scolastica, occorre tutelare il meccanismo che produce quella ricchezza che poi offre i suoi dividendi per la difesa di chi resta indietro.
Anche la formula della sussidiarietà come base del decentramento, del federalismo e dell’integrazione europea collega il Partito della libertà con il Partito popolare europeo, ambisce a costruire un’anima popolare in grado di sviluppare un sentimento europeo ancora pallido.

Si tratta di un documento che non può essere riassunto in poche righe ma ci sembra importante che in esso vibri un sentimento più intenso di quello che emana soltanto da un buon programma di governo. È il sentimento della nascente modernità italiana, di un’Italia che si rialza dai disastri del ’68 e del secolo delle ideologie.

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