L’Anp convince la Jihad ad accettare la tregua Fini da Sharon e Abu Mazen

Il ministro degli Esteri in missione per rilanciare il ruolo dell’Italia in Medio Oriente

da Gerusalemme

Gli sforzi dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) per convincere il movimento della Jihad islamica a sospendere gli attacchi contro Israele, aderendo all'intesa raggiunta lo scorso marzo con tutte le altre fazioni palestinesi, sono stati apparentemente coronati da successo. Fonti palestinesi hanno detto ieri che, in seguito a intensi negoziati, grazie anche all’attiva partecipazione della diplomazia egiziana, un accordo con la Jihad islamica è stato raggiunto. La tregua era stata bruscamente rotta dall’attentato suicida della settimana scorsa a Hadera - giustificato dalla Jihad come una reazione all’uccisione del suo capo militare in Cisgiordania - e dalla conseguente dura reazione armata di Israele.
A Gaza un esponente della Jihad, Khaled El Batsh, ha confermato l’accordo con la precisazione che il movimento lo onorerà se anche Israele cesserà i suoi raid su Gaza. Israele ha affermato che l’accordo è solo una questione interna palestinese ma di fatto dalla scorsa notte ha sospeso tutti i suoi attacchi nella Striscia di Gaza. L’accordo è apparentemente anche una conseguenza di forti pressioni della piazza palestinese a Gaza, contraria a un inasprimento della tensione con Israele.
Il ministro della Difesa Shaul Mofaz ha tuttavia affermato che le operazioni di Israele contro la Jihad continueranno fino a quando questa non sarà più in grado di attuare attacchi suicidi contro la popolazione israeliana. E ieri, infatti, le truppe israeliane hanno ucciso altri due membri della Jihad islamica a Qabatiya, in Cisgiordania.
In questo clima di tensione torna oggi in Medio Oriente il ministro degli Esteri Gianfranco Fini. Il vicepremier avrà colloqui con le autorità israeliane (il primo ministro Ariel Sharon e il ministro degli Esteri Silvan Shalom) e palestinesi (il presidente dell’Anp Abu Mazen, il vice primo ministro Nabil Shaat), che verteranno principalmente sul processo di pace, sulle tematiche regionali e sui rapporti bilaterali.

I colloqui saranno dunque l’occasione per riconfermare il ruolo dell’Italia come interlocutore privilegiato delle due parti e ribadire il suo impegno per una pace giusta e duratura in Medio Oriente, fondata sulla visione di due Stati. Ma anche per sottolineare l’appoggio di Roma alla politica di disimpegno intrapresa da Sharon, auspicando che le due parti tornino al più presto al tavolo negoziale.

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