L’anteprima Amore e complotti

Ci sono romanzi che mentre li leggi li vedi già sul grande schermo. Ti immagini già gli attori, chi per esempio potrebbe interpretare il ruolo del vecchio padre egoista o quello del figlio in fuga. Accade quando la trama è ben incisa, i personaggi hanno psicologie ad alta definizione, le ambientazioni sono suggestive. E soprattutto, quando c’è ritmo. Le penultime labbra di Giancarlo Marinelli (Bompiani, pagg. 224, euro 17, da oggi in libreria), due volte finalista al Campiello, regista e drammaturgo, ha tutto questo. Non avrà, forse, quella ricercatezza stilistica che manda in fregola gli specialisti della critica. Però quando un libro si legge d’un fiato si può ben dire che ha raggiunto il suo scopo.
Antonio Branco è un irrequieto agente di viaggi, scomparso nella sciagura aerea del volo San Paolo-Parigi su cui ha trovato posto in extremis dopo vari ripensamenti. Ma quando le autorità acquisiscono la lista dei passeggeri per comunicare l’identità dei defunti, scoprono con sorpresa che il suo nome non è tra quelli registrati all’imbarco. È salito o no sull’Airbus dell’Air France che, dopo quindici giorni di trasferta lavorativa e di pausa esistenziale, deve riportarlo a casa tra le braccia della giovane e innamorata moglie? E come mai il messaggio registrato sulla segreteria di Claudia poco prima di avviarsi al gate è così concitato?
Perfettamente bilanciata fra intreccio giallo e romanzo dei sentimenti e degli affetti, la storia si snoda tra un Nordest, ampio e rarefatto (Abano, il litorale adriatico e l’Alpe di Siusi), e un Brasile sensuale e malavitoso. La scomparsa di Antonio, tuttora avvolta da un alone d’incertezza e mistero, fa affiorare i rancori e le gelosie tra le persone che gli erano vicine. La moglie, bella ma di umili origini e, per questo, tenuta a distanza dai suoceri. La madre riservata e ancora custode di tanti segreti dell’amato figlio. Il padre altero e donnaiolo, studioso di Ungaretti, che ha scelto di chiamare Antonio l’unico erede in omaggio al poeta, a sua volta padre di Antonietto, morto di peritonite a San Paolo, dove il papà era titolare della cattedra di letteratura italiana. Proprio la poetica e la biografia di Ungaretti, periodo parigino compreso, costituiscono il filo narrativo dell’intricata vicenda sulla quale indaga Paolo, intraprendente vicequestore e amico di goventù dello scomparso. Poi ci sono i ragazzi della spiaggia alle prese con la maturità nello stesso liceo di Antonio a complicare il quadro. Non bastasse il riaccendersi della passione per Ginevra, una ex compagna di scuola, chi è lo strano tipo che si nasconde con il suo dobermann nell’inquietante villa diroccata, vicina a quella frontemare della famiglia Branco? Pian piano, grazie alle ricostruzioni investigative e affettive, spunta l’ipotesi di una doppia vita di Antonio...
Fluido e pieno di ritmo, costruito con trame multiple per nulla dispersive, Le penultime labbra (forse si poteva trovare un titolo più azzeccato), scivola solo per eccesso d’enfasi.

Come quando, descrivendo l’ora che volge al disio, l’autore tira in ballo le «lenzuola che cominciano a pensare, a sperare gli amanti, ad attendere i loro corpi...». Ma i meriti di Marinelli sono ben al di sopra di qualche svista isolata. A cominciare dal pregio di affondare la storia in un humus di radici culturali precise e dinamiche familiari riconoscibili.

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