A casa. Che sollievo il titolo del «Giornale» oggi, a casa, a casa! Ma adesso? Sul serio la cosa migliore andare subito alle elezioni con questa legge elettorale o invece conviene vararne una nuova e che colpisca la frammentazione e dunque assicuri una maggiore governabilità? Lei cosa ne pensa?
Non avrebbe una domanda di riserva, caro Stinchelli? Perché vede, anche a costo di passar per frondista (sarà poi davvero fronda? Mah) la mente mi dice: prima la legge elettorale, poi le urne. Però il cuore è di tuttaltra opinione. Dettata in parte da un sentimento poco nobile e in parte da una virtù teologale, la carità cristiana. Partiamo dal primo. È meschino e mi vergogno quasi a confessarlo, ma il sapere che votando ad aprile risparmiamo, noi contribuenti, un intero giro di pensioni parlamentari (e sono una barca di soldi), il sapere che ci liberiamo dallonere di dover mantenere nella bambagia e vita natural durante Luxuria o Caruso, due nomi a caso, be, cosa vuole che le dica, caro Stinchelli: mi manda in sollucchero. Il secondo motivo è questo: la sinistra, quella sinistra che si riconosce in Prodi&Co., senza lantiberlusconismo uterino è solo chiacchiere e distintivo. Non è capace di combinare un tubo. Aggiunga che senza lantiberlusconismo tre quarti della così detta società civile (e i nove decimi dei cari colleghi giornalisti) si ritroverebbe a far la calza o le parole incrociate, languendo in un tedium vitae assai poco swinging. Senza antiberlusconismo si verificherebbe infatti un pauroso calo delle «problematiche», delle «dinamiche della situazione» e dei «momenti di confronto». E addio «percorsi» che valgano la pena desser percorsi, addio «vissuto» che meriti desser vissuto.
Con lantiberlusconismo noi si vince. Sempre. Ma loro ci campano. Nella primavera del 2006 Prodi non raffazzonò una coalizione, non elaborò 200 pagine di programma (la Fabbrica del Programma! Se la ricorda? Un giorno ci torneremo su, così, tanto per farci quattro sane risate) per poi governare. Macché. Per battere Berlusconi, punto e basta. Tantè che dopo averlo battuto per un pelo, un peluzzo, non seppero più che fare se non accapigliarsi.
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