L’antica Taranta fa ballare Levanto

L’antica Taranta fa ballare Levanto

«Grazie a tutti voi - ha esordito Claudio Bisio rivolgendosi al pubblico del teatro Modena, in chiusura dello spettacolo di Mondomare Festival - grazie perché anche con il vostro appoggio, il Teatro dell’Archivolto può proseguire il suo cammino, e io con lui». Sì, Claudio Bisio si sente un po’ parte della famiglia genovese. «So che ci sono state grosse difficoltà, ma il Teatro le sta superando ed eccoci qui». Grandi applausi in chiusura della serata dedicata allo scrittore Massimo Carlotto, dopo le letture sceniche di «Cristiani di Allah» da parte di Bisio e di «Mare chiuso», opera inedita letta dallo stesso Carlotto.
Ma Mondomare festival procede a grandi passi e supera in un giorno grandi distanze. Questa sera, infatti, la «cultura del mare» arriva per la prima volta a Levanto. Protagonisti della serata, che si svolge sul palco di piazza Cavour a partire dalle ore 21.30 (ingresso libero), sono i Taranta Social Club, alfieri della musica tradizionale salentina. Composto da Mavi Antonazzo (voce e tamburello), Patrizia Zaccheo (voce, tamburello e danza), Sergio Fracasso (percussioni), Giuseppe Memmi (chitarra e voce), Claudio Fornaro (fisarmonica e violino), Antonio Palma (chitarra e voce), accoglie in sé diverse esperienze artistiche, professionali e individuali che vanno dalla profonda conoscenza dai più importanti aspetti culturali e tradizionali salentini, alla decennale esperienza nella musico terapia. Formatosi da una costola importante (4/5 del gruppo) degli attuali Alla Bua, con i quali ha realizzato il cd «Stella lucente», considerato una pietra miliare nella ricerca etnomusicale salentina, l'ensemble dal 2007 è ospite fisso della Notte della Taranta. L'ultimo disco pubblicato si intitola «Schermando» (2008).
Il Salento è terra di grandi spazi bruciati dal sole, di antiche storie ma anche di suggestioni e magie. Terra in cui la danza (soprattutto la danza-scherma) ha conservato un suo significato rituale e dove la musica si sprigiona con forza e coinvolgimento e così viene usata come cura sin dalla notte dei tempi.
Il suono della formazione non è caratterizzato solo dal ritmo incessante della pizzica-pizzica, ma anche dai canti alla stisa e di lotta, riprendendo le cadenze quotidiane vissute un tempo sia nel lavoro, nella vita di ogni giorno che nella festa.


Il ritmo, il cerchio (la ronda), la danza sono elementi fondamentali di una musica «coreutica» che affonda le sue radici in tempi remoti. Il risultato è un concerto dal ritmo travolgente, che riesce a trasmettere al pubblico la forza liberatrice propria della pizzica.

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