Si fa spesso un gran parlare del doping nel mondo dell'ippica, questione molto seria e assolutamente da non sottovalutare. Sui mezzi di indagine e repressione e della effettiva capacità da parte dell'Unire di governare al meglio questo fenomeno. Ho avuto modo la settimana scorsa di dire ciò che penso, a proposito di una delle richieste, portate avanti nello sciopero organizzato dalle associazioni allenatori e guidatori sulla controversa questione della responsabilità oggettiva in caso di doping. In buona sostanza, sostengono gli allenatori: alcuni di noi e non sono pochi, svolgono la loro funzione di allenatori presso importanti scuderie e, il più delle volte non siamo in grado di conoscere a quali trattamenti sono stati sottoposti i cavalli da noi allenati non solo, a volte non conosciamo neanche il veterinario che provvede ai trattamenti direttamente, quindi non possiamo essere responsabili di cose che non sono in grado di controllare. La tesi che un allenatore di fatto non è al corrente di quanto viene praticato ai cavalli che ha in allenamento, mi pare una realtà, se così fosse, che mette radicalmente in discussione la figura e la funzione dell'allenatore.
In Francia, Paese che sempre più spesso citiamo a proposito di cose ippiche, la lotta al doping è tutta in capo ad una agenzia governativa (Agence Francaise de Lutte contre le Dopage) per qualsiasi attività sportiva.
L'Agenzia provvede ad emanare i regolamenti per ogni disciplina, inviandoli alle rispettive federazioni per l'applicazione. Ecco come viene trattato il problema della responsabilità oggettiva: «non c'è sanzione disciplinare quando l'interessato dimostra che non vi è stata alcuna negligenza né colpa da parte sua. In questo caso l'interessato dovrà dimostrare come la sostanza proibita è penetrata nel corpo dell'animale». Quindi l'allenatore è presunto colpevole, sta a lui dimostrare che non lo è (questa si chiama responsabilità oggettiva).
Nella giustizia sportiva vale praticamente dappertutto il principio della responsabilità oggettiva. Sempre dalla Francia, al noto guidatore francese Jean Philippe Dubois, figlio del più noto e celebre Jean Pierre, è stato comminato un appiedamento di ben tre mesi, per non avere rispettato i tempi di sospensione di un antinfiammatorio. Ebbene state tranquilli che per tutto il periodo della sospensione il signor Dubois non si sognerà di allenare alcun cavallo. Molto probabilmente i cavalli in allenamento dovranno essere trasferiti fisicamente da altro allenatore. Da noi si tende ad applicare regolamenti che sono accettati universalmente, come quello della qualificazione professionale e regolamentare degli allenatori poi, purtroppo, nella realizzazione pratica prevale il genio italico, per cui si arriva a teorizzare che un allenatore non è al corrente di cosa viene somministrato agli animali che dovrebbe avere in allenamento e sotto la propria responsabilità.
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