Il 30 per cento degli italiani, dopo i 65 anni, soffre di degenerazione maculare senile. Una patologia progressiva che porta alla cecità molti anziani. Interessa la macula, l'area centrale della retina deputata alla visione. Ancora ignote le cause, ma non i fattori che ne favoriscono lo sviluppo: il fumo (aumenta di tre volte il rischio); lipertensione arteriosa, il diabete, gli eccessi alimentari; l'esposizione prolungata ad intensa luce solare; una diminuzione del livello ematico di micronutrienti con funzione antiossidante. Due i tipi di degenerazione maculare senile: secca o atrofica e umida o essudativa o neovascolare.
Ne parliamo con il dottor Alfredo Pece, un oftalmologo che dallinizio degli anni Ottanta si occupa delle malattie della retina, del vitreo, della coroide e della macula in particolare. Ha diretto il Centro per lo studio delle maculopatie dell'ospedale San Raffaele di Milano per oltre 10 anni e dal 1995 al 99 è stato responsabile del servizio di oftalmologia dell'ospedale San Raffaele di Roma. E autore di oltre duecento pubblicazioni. Oggi dirige a Milano «Retina 3000», un Centro oftalmologico allavanguardia (www.retina3000.it) e la divisione di oculistica dellospedale di Melegnano, a Sud di Milano, ed è presidente della Fondazione retina.
«La forma secca - precisa il dottor Pece - è la più diffusa, rappresenta l80% di questa patologia, ha una progressione lenta mentre nella forma umida la perdita della visione è repentina: si fa fatica a leggere, i colori appaiono sbiaditi. Questa forma è caratterizzata da lesioni che tendono ad evolversi e spesso producono emorragie. La sintomatologia è rappresentata da una visione distorta e dalla comparsa di macchie scure fisse. Lacuità diminuisce fino a ridursi ad un centesimo».
La tempestività della diagnosi e dei trattamenti è fondamentale. «La fluorangiografia è lesame diagnostico prioritario nella degenerazione maculare senile. Va effettuato precocemente per potere al più presto intervenire. Con la fluorangiografia si identificano i neovasi sottoretinici solo nel 15% dei casi. Per evidenziare i neovasi occulti si deve ricorrere all angiografia al verde di indocianina, una metodica messa a punto nel 1992 che, sfruttando la sua emissione nellinfrarosso, permette di evidenziare il 60-70 % dei neovasi. Un altro esame sempre più utilizzato nella diagnostica è l'OCT che fotografa gli strati retinici e ne quantifica il danno all'interno della retina stessa». Come si può prevenire la degenerazione maculare ?
«Con lenti che proteggono dai raggi ultravioletti, e ovviamente vanno corretti gli eventuali fattori di rischio. Lo studio americano Areds ha inoltre dimostrato l'efficacia di sostanze antiossidanti e acidi grassi omega3, di cui i pesci sono ricchi, nel rallentare la progressione della malattia». Va quindi aumentato il consumo di pesce?
«Non è proprio esatto. Gli omega3 sono importanti, ma per la salute degli occhi è fondamentale lomega3 essenziale DHA ed è sicuramente importante, in presenza di particolari fattori di rischio, assumere tale nutriente ed altre sostanze funzionali come luteina, zeaxantina, vitamine e minerali per la corretta funzionalità retinica. Oggi tutti queste sostanze sono presenti in un complemento alimentare: in particolare la luteina e la zeaxantina garantiscono unazione protettiva (effetto scudo nei confronti della luce solare). La presenza delle vitamine C ed E, lo zinco e il rame, sono fondamentali nel contrastare gli effetti negativi dei radicali liberi, come pure i tocotrienoli (definiti la supervitamina E). Infine, la presenza di un DHA (omega3 principale della retina), estratto dalle microalghe che si trovano nella fossa delle Marianne, a 4mila metri di profondità, è indispensabile nel processo di trasformazione dei segnali luminosi in impulsi nervosi alla base di una buona visione. Queste microalghe, coltivate in ambienti sterili, per garantirne la purezza biologica, sono prive di metalli pesanti e altri inquinanti. La loro origine vegetale evita fenomeni di intolleranza». Oltre alla prevenzione quali sono le cure?
«La fotocoagulazione laser, con la distruzione dei vasi neoformati, cerca di fermare levoluzione della malattia. I neovasi devono comunque essere ben visibili alla fluorangiografia. Lefficacia di questi trattamenti ambulatoriali indolori, è però limitata e le recidive sono molto elevate. Il trattamento spesso deve essere ripetuto. Allinizio degli anni Duemila è stata introdotta linnovativa terapia fotodinamica.
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