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L’appuntamento Dal dopoguerra a oggi tutti gli interventi entrati nella Storia

Hanno lasciato il segno. Nel bene e nel male. Sono i leader mondiali che nel corso della storia hanno preso parte alle sessioni delle Nazioni Unite lasciando un marchio indelebile. Con i loro tic o con i loro messaggi rimbalzati sui media di tutto il mondo, stuzzicati da una passerella internazionale. Così Gheddafi è solo l’ultimo di una lista che potrebbe cominciare nell’ottobre del 1960, durante una seduta della quindicesima assemblea generale dell’Onu. In quell’occasione l’allora segretario generale del Pcus, Nikita Krusciov, per manifestare il suo dissenso contro un intervento antisovietico di un delegato delle Filippine, cominciò a pestare i pugni sul tavolo e poi, visto che quello continuava, si tolse le scarpe e si mise a battere anche quelle, sempre sul tavolo.
Yasser Arafat, nel 1974, fece un discorso memorabile e per anni le guide che accompagnavano le scolaresche mostrarono il podio dove era stata collocata per lui la poltrona dall’alto schienale riservata ai capi di Stato. Il leader dell’Olp - ricordano le cronache - disse che avrebbe tenuto in una mano il fucile e nell’altra un ramoscello d’ulivo. Dopo 19 anni anni, nel 1993, si presentò invece con una borsa vuota, come a dire che, per fare la pace con Israele, i palestinesi avevano bisogno del sostegno economico dell’Onu. Nel 2006 fu la trovata del presidente della Colombia Evo Morales a conquistare le pagine dei giornali.

In aula sventolò una foglia di coca, accusando gli Usa di aver strumentalizzato la guerra alla droga per colonizzare i Paesi latino americani.

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