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L’Aquila, quando le leggende retrocedono

Nobili decadute, sempre meglio che nobili decedute. Perché se sgomiti nelle categorie minori, il sogno di tornare ai vertici puoi coltivarlo. Se non esisti più, lasci solo ricordi e due dita di polvere sull'argenteria conquistata. Persino quando vanti cinque scudetti, come quelli del Parma Volley Ball, club-simbolo della rete tesa, due volte campione d'Europa negli anni '80, il palazzetto con il muro su un lato del campo che riconoscevi appena accendevi la tv. Oggi l'eredità è smarrita, in città ci sono tanti derby ma solo di serie C.
Meglio decaduti, allora, anche se la rassegna del prestigio perduto è lunga. E a sollecitarla è il destino di una squadra diventata gonfalone di una città, L'Aquila di rugby, che ha appena perso il posto in Super 10, penalizzata in classifica per aver schierato in una partita undici giocatori di formazione italiana invece dei dodici previsti. Nel 1994 gli abruzzesi si cucivano sul petto il loro quinto e ultimo tricolore, battendo in finale l'Amatori Milano, allora Milan; l'anno prossimo scenderanno in A, la seconda serie ovale, dove intanto potrebbero approdare, come neopromosse, proprio le "bianche casacche" milanesi. Ovvero la più antica squadra italiana, da tempo fuori dal giro che conta. Altro sangue blu scolorito dai patimenti.
Del resto, poter dire di esser stati pionieri di uno sport, in Italia, non porta fortuna. Nemmeno nel calcio. Chiedere ai tifosi del Genoa 1893, con i suoi "nove scudetti dai nonni ereditati": l'ultimo è del 1924 e la serie A non si vede dal 1995. Due estati fa già si fantasticava di trasferte a San Siro e all'Olimpico, poi è esploso il caso Preziosi-Venezia: retrocessione in C e la destinazione è diventata il Breda di Sesto San Giovanni. Ora il Grifone lotta ai vertici della B ma questa è una B irripetibile, con la Juventus che in tema di nobiltà macchiata è un kolossal hollywoodiano. E poi Napoli e Bologna, nove scudetti in due...
Il guaio di nascere per primi, si diceva, e allora rivolgersi al Milano del baseball, classe 1946, fondatori cinque studenti che impararono il gioco dai soldati americani. Fra il 1969 e il 1992 ha raccolto pure sei coppe europee. Adesso ha rischiato addirittura lo sfratto dal suo campo. Perché i tempi cambiano e in Italia, calcio a parte, in provincia hai più fortuna. Più facile radicarsi, più facile trovare sponsor. Le grandi città hanno sempre nuovi balocchi. Ancora il volley: il primo club europeo che tolse la Coppa Campioni alle squadre dell'Est fu il Cus Torino, anno 1980. Oggi è in D. «Lo sport costa troppo», dicono in sede. A Napoli c'è la Canottieri di pallanuoto: otto scudetti, sì, ma è scivolata in A2.
Non che vivere fuori dalle metropoli significhi azzeccarle tutte. Anzi. L'importante è riprovarci. Le "furie rossoblù" del Gardena di hockey si sono risollevate dal crollo del palaghiaccio, nel 1999, fondendosi con i poco amati cugini del Selva; i Frogs Legnano di football, fallito il trasloco a Milano, ripartono da zero. E Pesaro nel basket? Era una capitale, con le tavolate dei tifosi per festeggiare in piazza i due scudetti-Scavolini. Ma quel club è fallito. Pesaro è ripartita dalla B con una nuova realtà e domani comincia i playoff promozione per tornare in A.

Meglio decaduta che deceduta.

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