Piera Anna Franini
È l'ennesimo archetto-prodigio venuto dall'Est, anche se non mette piede in Russia da diciassette anni, e neppure pianifica. È cresciuto alla scuola di Leonid Kogan, Sergej Kravcenko e Abram Stern, ma a scoprirlo e poi lanciarlo è stata l'Italia, nel 1989, con la medaglia d'oro al Concorso Lipizer di Gorizia, vittoria bissata al Concorso Stradivari di Cremona.
È Sergeij Krylov, di Mosca, classe 1970, con passaporto italiano, risiede nella città di Stradivari, Cremona. Ospite fisso della Società dei Concerti, anche questa sera (ore 21) ritorna in Conservatorio, per il Quinto Concerto di Paganini con la Savaria Symphony Orchestra diretta da Támas Pal che poi rende omaggio a Shostakovich (Quinta Sinfonia in re minore) e Rossini (Ouverture dalla Gazza ladra).
Da violinista dalla tecnica impeccabile, Krylov ammette di essere «particolarmente attratto da Paganini, sebbene allo stesso tempo lo tema. Suonare Paganini è sempre una sfida: talvolta vinco io, e talvolta lui». E spiega cosa significhi Paganini per un russo: «È il simbolo e mito della musica italiana».
Effetto distanza che al Krylov dall'italiano fluente e forbito, e residenza a Cremona, fa «apprezzare ancor di più la musica russa: stando in Italia, riesco a leggerla con maggior obiettività», spiega.
E a proposito di radici e affinità russe mai negate, semmai ricercate, Krylov rammenta le amicizie con violinisti fuoriclasse come Vengerov e Repin. È poi un rapporto in via di consolidamento, quello con il violoncellista e direttore Rostropovich che diresse il conterraneo Krilov a Parma, nel Concerto di Beethoven e a Zurigo nel Concerto di Cajkovskij.
Che cosa vuol, dire collaborare con Rostropovich? «Vuol dire lavorare con un mito: da questi personaggi c'è tanto da imparare, sul versante musicale e artistico», chiarisce Krylov. Un sodalizio rinnovato con il Festival di Tenerife, con la London e Rostropovich sul podio.
Fra gli interpreti paganiniani apprezzati da Krilov, svetta Salvatore Accardo: «È stato mio maestro, mi ha dato input particolari, e continua a insegnarmi via disco e concerti. Le edizioni di Paganini di Accardo sono uniche. Le sue arcate sono di una intelligenza infinita».
Lo fa con eleganza e discrezione, ma Krylov ammette: «È difficile sentire un Paganini fatto bene».
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