Milano Missione riuscita: Povia ha impiegato meno di ventiquattr’ore per capitalizzare la sua partecipazione al Festival di Sanremo. Riassumiamo: lunedì sera la Rai ha annunciato la presenza in gara del cantante con il brano Luca era gay, perfetto già dal titolo per scatenare polemiche. E infatti. Ieri mattina, l’Arcigay era pronta a bloccare il Festival se la Rai non prenderà le distanze dal brano «omofobo». Nel tardo pomeriggio, Franco Grillini di Gaynet diceva: «Se si conosce il testo, Povia è da escludere». E su Facebook centinaia di persone avevano già aderito al gruppo «Non lasciamo che Povia canti di ex gay al Sanremo» (però molti pensano a una trovata pubblicitaria). Per non parlare dell’Udc, che ha subito preso posizione con toni ben poco natalizi. Il tutto, va detto, solo sulla base del titolo della canzone e di qualche vaga supposizione. Il testo infatti, come conferma anche l’ufficio stampa dell’artista, sarà diffuso da Tv Sorrisi e Canzoni pochi giorni prima del Festival e, a meno di furti o improbabili anticipazioni, è tuttora segreto a tutti, Arcigay compresa, fatto salvo un verso: «Io ero gay, ma ora sto con lei». Secondo quanto si sa, la storia di questo Luca (musicata in modo molto dolce) sarebbe quella di un gay che poi si è sposato con una donna.
Tanto basta.
In una nota dell’Arcigay si legge che «il titolo del brano sembra già non lasciare dubbi sul tema trattato e sulle posizioni dell’autore. Effettivamente ricordiamo molto bene come Povia non sia del tutto nuovo a nette prese di posizioni pubbliche su questioni del mondo LGBT. Ormai celebre è rimasta una sua intervista a Panorama in cui dichiarava: “Gay non si nasce. Lo si diventa in base a chi frequenti. Anche io ho avuto una fase gay: è durata sette mesi, poi l’ho superata. E ho anche convertito due miei amici che credevano di essere gay e invece adesso sono sposati”».
Per di più l’Arcigay segnala una «curiosa coincidenza» (poi smentita dalla portavoce di Povia). E cioè che «il Luca della canzone sia proprio quel Luca di Tolve che dichiara di esser un ex gay, guarito grazie alle teorie riparative di Joseph Nicolosi, cattolico integralista americano, le cui tesi sono state ampiamente confutate dalla comunità scientifica mondiale». Insomma, «se Bonolis e il suo direttore musicale intendono mandare in scena uno spottone clerical reazionario contro la dignità delle persone omosessuali, sappiano fin d’ora che la nostra reazione sarà durissima, rumorosa e organizzata. Siamo i primi a combattere per il diritto alla libera espressione, ma altra cosa è avallare posizioni omofobe». Infine: «Attendiamo subito delle spiegazioni dalla Rai e Bonolis». Mamma mia, che toni. E infatti Luca Volontè li ha subito definiti «squadristi»: «L’Arcigay si comporta peggio delle falangi islamiche con le magliette». Intanto chi (presumibilmente) ci gode è proprio Giuseppe Povia, 36 anni, lanciato guardacaso da Bonolis nel 2005 con il brano I bambini fanno ooh... e poi vincitore l’anno successivo con Vorrei avere il becco.
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