Un alieno che fosse passato da Genova qualche anno fa, sarebbe stato colpito da una cosa. La straniante bellezza della città, certo. Ma anche il numero incredibile di bandiere arcobaleno della pace appese un po ovunque: che si arrivasse in treno sulla linea da Milano che entra in città dalla Valpocevera o che si approdasse a Genova in auto, magari uscendo a Genova Est e passando dalla Valbisagno o a Genova Ovest immettendosi in Sopraelevata, le bandiere della pace erano una distesa ininterrotta, un arcobaleno che era una specie di tratto pluricromatico tendente al colore unico.
Insomma, la solita vecchia storia. Genova la medaglia doro della Resistenza. Genova la pacifista. Genova la «democratica e antifascista». Genova dei buoni sentimenti.
Un alieno che tornasse oggi a Genova, però, si stupirebbe ancor di più. Perchè di quelle bandiere non cè più traccia, anche gli ultimi brandelli darcobaleno stanno cedendo allo smog o allusura. E persino quelle che hanno resistito fino a pochi giorni fa sembrano improvvisamente sparite, volatilizzate. Roba che nemmeno Silvan, Alexander, il mago Casanova, Tony Binarelli, David Copperfield e Houdini messi insieme.
Eppure, in questi giorni, in Tibet sta succedendo qualcosa che meriterebbe non una bandiera, ma una fabbrica di bandiere. E invece. Invece, niente. Niente tranne un nobile comunicato del presidente del consiglio comunale Giorgio Guerello, galantuomo del Pd. Niente tranne la rinuncia di Enrico Musso a una conferenza in Cina. Niente tranne la raccolta di firme sotto una petizione promossa dallinstancabile Gianni Plinio, lunico che ha sempre propugnato lamicizia e la fratellanza con il Dalai Lama. E che ha avuto la grande sensibilità di non mettere simboli politici sotto la petizione, in modo da farne la battaglia più trasversale possibile.
Dallaltra parte, da quella dei «pacifisti» in servizio permanente effettivo, il silenzio. Silenzio assordante, visto che i cattivi stavolta non sono gli amerikani. Ma la Cina tuttora, orgogliosamente, comunista. Solo coincidenze?
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