L’Armani Jeans in braghe di tela dopo il quinto ko

L’Armani Jeans in braghe di tela dopo il quinto ko

I tifosi che se ne vanno dal palazzo di Siena prima che il Montepaschi brindi alla mattanza, Giorgio Armani che urla, ancora una volta, di essere davvero arrabbiato con questa sua squadra di basket che squadra non è, Galliani disperato su tutta la linea perché dovrà anche schivare l'onda della sconfitta milanista. Una domenica di un giorno da cani per la vecchia Milano alla quinta sconfitta consecutiva su sei partite, disastro previsto anche nei giorni in cui tutti fingevano di essere ottimisti scegliendo giocatori che venivano o da squadre di seconda fascia come l'egoista Gaines, come il grillo Tourè, prendendo il Sesay che a Napoli dava tutto, ma non certo in difesa, puntando su Shaw come secondo centro, sapendo che anche a Cantù giocava pochissimo, dando fiducia come regista a Massimo Bulleri che è un buon attaccante, ma che non vede il gioco e trasmette tensione perché non si sente mai sicuro vedendo ombre dove non ci sono. Gadson e Vukcevic sono buoni cambi, Aradori e Gentile soltanto prospetti e caricare di responsabilità un ragazzo in crescita come Gallinari l'azzardo più pericoloso perché nello sviluppo, si sa, l'assestamento provoca spesso problemi fisici.
Squadra tutta nuova anche se l'anno scorso è arrivata seconda nel campionato e terza alla fine, pur non emozionando con l'esordiente Djordjevic in panchina. Via anche il tecnico puntando su un allenatore come Zare Markovski che veniva dalla bella stagione virtussina, ma stranamente congedato dalla società che aveva portato alla finale scudetto. Questo, per la verità, lo ha fatto anche Milano due anni fa con Lino Lardo, ma ora non vorremmo scaricare ogni colpa su un buon professionista che in settimana potrebbe anche saltare secondo la logica della coppia Corbelli-Natali che, dal 2002, ha cambiato quattro allenatori e insiste a dire che ha dato al tecnico dei buoni giocatori. Buoni a fare cosa? Li avevano mai misurati in difesa e, soprattutto, come uomini?
Ieri qualcuno aspettava almeno una risposta di carattere, persino l'allenatore campione d'Italia aveva fatto sapere che temeva imprevedibilità e orgoglio Olimpia. Una barzelletta dopo la partenza sul 10-0, un tormento per una partita che peggiorava la situazione interna, dicono che certi giocatori già non si parlano, come era successo l'anno scorso quando Djordjevic urlò di sentirsi abbandonato dalla società, incapace di ricucire situazioni lacerate dall'invidia per il talento Gallinari, una lezione che lasciava in braghe di tela una squadra che ha messo insieme il peggior inizio del nuovo secolo, più o meno come l'uno su nove che nel 2000 costò il posto a Valerio Bianchini.
Questa Armani è nata invece per l'Eurolega che si inizia giovedì al Forum contro i lituani del Lietuvos Rytas, per contrastare lo strapotere del Montepaschi.

La soluzione sarebbe trovare un regista vero, un centro di peso, ma non nascono sugli alberi di via Caltanissetta e rimettere insieme questo gruppo sembra davvero impresa disperata anche per gente di buon portafoglio, sulla buona volontà aspettiamo altre domande.

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