Non cè una ricorrenza particolare da festeggiare, quanto il desiderio di archiviare le esperienze e i progetti realizzati dal 2002 a oggi in un bel libro illustrato con un altrettanto indovinato titolo A chi serve la luna?. La Fondazione Nicola Trussardi nasce nel 1996 allo scopo di valorizzare e diffondere la cultura artistica contemporanea. Dopo la tragica morte del suo fondatore in un incidente stradale, stessa sorte toccherà al figlio Francesco nel 2003, ed è la giovane Beatrice a dedicarsi anima e corpo al progetto, coinvolgendo un allora promettente critico darte lombardo cresciuto alla scuola di Flash Art, quel Massimiliano Gioni ritenuto oggi il miglior curatore italiano in campo internazionale.
Il primo progetto firmato dal duo Beatrice-Massimiliano è davvero bizzarro: un biglietto di auguri concepito da Paul McCarthy che raffigura un Babbo Natale sozzo e depravato. Da quellimmagine violenta e provocatoria (daltra parte è impensabile trattare larte contemporanea senza affrontare tale linea estetica), il cerchio sembra essersi chiuso proprio con lantologica del californiano, appena chiusasi a Palazzo Citterio, di cui abbiamo ampiamente riferito su queste colonne.
Lelemento di maggior novità apportato a Milano dalla Fondazione Trussardi, in una città che ancora lamenta lassenza di uno spazio pubblico dedicato alle ultime tendenze, è quello di un «museo diffuso», il «temporary museum» che ha preso piede in altre nazioni. Oltre a liberarsi del problema pratico dei costi di gestione, dei tempi morti fra una mostra e laltra, dellannosa indifferenza del pubblico, lindubbio merito è stato quello di valorizzare palazzi e dimore meneghine riportandole allattenzione generale come patrimonio architettonico e urbanistico della città. Dalla Sala Reale in Stazione Centrale, costruita nel 1931 per accogliere i Savoia, che ha ospitato le follie in video di John Bock, al Circolo Filologico in via Clerici sede dellesposizione di Anri Sala, passando per la Palazzina Appiani sovrastata tra maggio e giugno 2007 dallomone nudo volante di Pawel Althamer, lArengario e la prima mostra istituzionale in Italia dellinglese Martin Creed, e Palazzo Litta, con lottima retrospettiva degli svizzeri Fischli und Weiss.
Mentre la «gemella» Fondazione Prada puntava su opere faraoniche di artisti già ampiamente storicizzati e premiati dal mercato, la Trussardi si è concentrata sulla coolness contemporanea privilegiando nomi già sicuri sul piano internazionale, ma in gran parte ignoti alla gente comune. Suscitando indubbia curiosità, e tante polemiche, come quando nel 2003 milanesi e turisti si sono visti precipitata nellottagono della Galleria Vittorio Emanuele una Fiat Uno bianca con roulotte atterrata da chissà quale pianeta. Short Cuts, opera realizzata dal terribile duo Elmgreen&Dragset, nasceva in realtà da unidea molto semplice, trasposizione di una follia che contagia tutti gli automobilisti rimasti intrappolati dalla coda al rientro dal week end e che sognano di essere teletrasportati il più in fretta possibile a casa. Questo lavoro origina anche dalla paranoia del controllo dopo l11 settembre, e pone il problema della cosiddetta Public Art, che spesso si risolve in una mera occupazione di spazio senza alcuna relazione culturale, sociale e architettonica con il circostante. Al posto di giganteschi obelischi e palle drammaticamente definitivi, ecco insinuarsi una filosofia davvero più contemporanea, sulla transitorietà e la provvisorietà dellarte inserita nello spazio urbano, cosicché una scultura o uninstallazione potrà assumere la forma molto più leggera dellevento con un inizio e una fine.
Tutti ricorderanno il clamore verificatosi con lintervento di Maurizio Cattelan a piazza XXIV maggio nel 2004: limpiccagione di tre manichini bambini al grande albero che funge da spartitraffico. Le aspre divisioni tra chi sosteneva la piena libertà dellartista e chi poneva limiti alla decenza e allopportunità, oltre a tornare in auge ogni qualvolta il padovano viene chiamato da un ente pubblico, occuparono il dibattito sulle prime pagine dei quotidiani, a dimostrazione che la gente ha bisogno di emozioni forti per risvegliare il proprio interesse nei confronti della creatività. Altro episodio scabroso ha riguardato linstallazione di Paola Pivi ai Magazzini di Porta Genova (2006), dove sono stati usati animali vivi con vivaci e prevedibili proteste delle associazioni naturaliste. Difficile ancora una volta stabilire chi abbia torto e chi ragione.
Ma sarebbe ingiusto leggere lattività della Trussardi soltanto in chiave scandalistica.
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