L’articolo 18 resta tabù Statali in pensione dopo 35 anni di lavoro

L’articolo 18 resta tabù Statali in pensione dopo 35 anni di lavoro

RomaQuotazioni dell’articolo 18 in calo; chiuso in un cassetto anche il taglio alle retribuzioni dei dipendenti pubblici che ci ha chiesto la Banca centrale europea, ma resta allo studio la riduzione del numero degli statali. Magari con un prepensionamento. Ancora attuale il ritorno dell’Ici e/o la patrimoniale sugli immobili. Sicuro, anche se è ancora da definire lo strumento, l’intervento sulle pensioni di anzianità. E comunque, quello che sta per nascere, non è il governo dei soli tagli, perché, assicura Mario Monti, «la priorità sarà data alla crescita». Complice il primo incontro tra il premier in pectore e le parti sociali, (sindacati, Confindustria, associazioni delle piccole imprese e della cooperazione), il programma allo studio del futuro esecutivo ieri sembrava molto più «di sinistra». Nel senso che sembra tramontare una misura che non piace ai sindacati, al Pd, ma nemmeno al Quirinale: la «libertà di licenziamento», che in Italia significa incidere sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori sul l’obbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. Oltre a sentire le forze politiche e le parti sociali, ieri Monti ha voluto incontrare anche rappresentanti dei giovani e delle donne ed è sembrata la conferma che per superare il dualismo del mercato del lavoro italiano, punterà sul rafforzamento delle agevolazioni fiscali per chi assume e persino la decontribuzione per i giovani. Meno trattenute per la previdenza quindi.
Sul pubblico impiego, è impraticabile il taglio degli stipendi, anche perché già con le misure del ministro Renato Brunetta c’è blocco della contrattazione per un triennio (i cui effetti si protrarranno per ulteriori tre anni). Partita aperta ma, ed è verosimile che arrivino altri sacrifici. Ad esempio la pensione obbligata per gli statali con 35 anni di anzianità. Se serviranno altri sacrifici, non è escluso nemmeno che si incida sugli stanziamenti per la cassa integrazione, che con il ministro Sacconi sono aumentati.
Ancora aperto il cantiere patrimoni e tasse, caro alla sinistra. L’Ici sulla prima casa resta tra le ipotesi ma tra i pochi veti posti ieri dal Pdl c’è stato proprio quello sulla reintroduzione dell’imposta sugli immobili. Resta in campo una patrimoniale sul mattone, che dovrebbe essere strutturale e non una tantum, visto che servirebbe a finanziare le misure per i giovani e l’alleggerimento del cuneo sul lavoro.
Sul fronte del fisco resta invece l’eredità del governo Berlusconi, cioè la delega che prevede un taglio lineare delle agevolazioni fiscali-assistenziali che, solo per il 2012, vale 4 miliardi. Altri risparmi dovrebbero arrivare con la riforma delle pensioni (il contributivo per tutti resta l’ipotesi più accreditata) e con i tagli alla politica, che potrebbero passare da una ripresa del taglio delle Province e degli uffici dello Stato.
Tutti argomenti che non sono stati toccati nell’incontro di ieri a palazzo Giustiniani con i rappresentanti dei lavoratori e delle aziende, durante il quale Monti ha rassicurato politiche per la crescita. La ricetta di Monti è quella a zero costi, con liberalizzazioni e rafforzamento delle autorità di garanzia del mercato.
Impegni ancora vaghi, ma che hanno accontentato tutti. Se al tavolo della politica Monti qualche no l’ha incassato, a quello delle parti sociali, per ora, nessuno si è messo di traverso. C’era persino il Sin.Pa, il sindacato vicino alla Lega, partito che non ha partecipato alle consultazioni. Per il resto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha proposto al governo un «patto tra le parti sociali e il governo, quale elemento per definire bene itinerario e azione». Luigi Angeletti, leader della Uil ha chiesto di tagliare le tasse sul lavoro.

Anche Marco Paolo Nigi, segretario generale della Confsal, ha chiesto meno tasse sul lavoro e sull’impresa e ha detto a Monti che il tempo dei tagli deve finire. Sulle barricate questa volta non è finita nemmeno la Cgil. Il segretario Susanna Camusso ha apprezzato il metodo, ma ha confermato che non consegna «deleghe in bianco». Niente articolo 18, insomma.

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