RomaQuotazioni dellarticolo 18 in calo; chiuso in un cassetto anche il taglio alle retribuzioni dei dipendenti pubblici che ci ha chiesto la Banca centrale europea, ma resta allo studio la riduzione del numero degli statali. Magari con un prepensionamento. Ancora attuale il ritorno dellIci e/o la patrimoniale sugli immobili. Sicuro, anche se è ancora da definire lo strumento, lintervento sulle pensioni di anzianità. E comunque, quello che sta per nascere, non è il governo dei soli tagli, perché, assicura Mario Monti, «la priorità sarà data alla crescita». Complice il primo incontro tra il premier in pectore e le parti sociali, (sindacati, Confindustria, associazioni delle piccole imprese e della cooperazione), il programma allo studio del futuro esecutivo ieri sembrava molto più «di sinistra». Nel senso che sembra tramontare una misura che non piace ai sindacati, al Pd, ma nemmeno al Quirinale: la «libertà di licenziamento», che in Italia significa incidere sullarticolo 18 dello Statuto dei lavoratori sul lobbligo di reintegro per i licenziati senza giusta causa. Oltre a sentire le forze politiche e le parti sociali, ieri Monti ha voluto incontrare anche rappresentanti dei giovani e delle donne ed è sembrata la conferma che per superare il dualismo del mercato del lavoro italiano, punterà sul rafforzamento delle agevolazioni fiscali per chi assume e persino la decontribuzione per i giovani. Meno trattenute per la previdenza quindi.
Sul pubblico impiego, è impraticabile il taglio degli stipendi, anche perché già con le misure del ministro Renato Brunetta cè blocco della contrattazione per un triennio (i cui effetti si protrarranno per ulteriori tre anni). Partita aperta ma, ed è verosimile che arrivino altri sacrifici. Ad esempio la pensione obbligata per gli statali con 35 anni di anzianità. Se serviranno altri sacrifici, non è escluso nemmeno che si incida sugli stanziamenti per la cassa integrazione, che con il ministro Sacconi sono aumentati.
Ancora aperto il cantiere patrimoni e tasse, caro alla sinistra. LIci sulla prima casa resta tra le ipotesi ma tra i pochi veti posti ieri dal Pdl cè stato proprio quello sulla reintroduzione dellimposta sugli immobili. Resta in campo una patrimoniale sul mattone, che dovrebbe essere strutturale e non una tantum, visto che servirebbe a finanziare le misure per i giovani e lalleggerimento del cuneo sul lavoro.
Sul fronte del fisco resta invece leredità del governo Berlusconi, cioè la delega che prevede un taglio lineare delle agevolazioni fiscali-assistenziali che, solo per il 2012, vale 4 miliardi. Altri risparmi dovrebbero arrivare con la riforma delle pensioni (il contributivo per tutti resta lipotesi più accreditata) e con i tagli alla politica, che potrebbero passare da una ripresa del taglio delle Province e degli uffici dello Stato.
Tutti argomenti che non sono stati toccati nellincontro di ieri a palazzo Giustiniani con i rappresentanti dei lavoratori e delle aziende, durante il quale Monti ha rassicurato politiche per la crescita. La ricetta di Monti è quella a zero costi, con liberalizzazioni e rafforzamento delle autorità di garanzia del mercato.
Impegni ancora vaghi, ma che hanno accontentato tutti. Se al tavolo della politica Monti qualche no lha incassato, a quello delle parti sociali, per ora, nessuno si è messo di traverso. Cera persino il Sin.Pa, il sindacato vicino alla Lega, partito che non ha partecipato alle consultazioni. Per il resto il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, ha proposto al governo un «patto tra le parti sociali e il governo, quale elemento per definire bene itinerario e azione». Luigi Angeletti, leader della Uil ha chiesto di tagliare le tasse sul lavoro.
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