L’asse franco-tedesco fa rifiatare le Borse

Eccolo di nuovo: con l’Europa in fiamme, con i governi di mezzo continente impegnati in una faticosa operazione di ristrutturazione dei bilanci pubblici, l’asse franco-tedesco si ricompatta. Ancora loro, Angela Merkel e Nicolas Sarkozy. Pronti martedì prossimo, a Parigi, al rendez-vous bilaterale, in politica quasi l’equivalente della camera da letto. C’è la crisi, e Francia e Germania vogliono affrontarla di petto, ma senza noiosi intralci da parte degli altri partner. Comme d’habitude. Come accadeva ai tempi di De Gaulle e di Adenauer. Come succedeva con Mitterrand e Kohl. Prima si confeziona l’intesa a due, poi si informano gli altri.
Ai due leader preme soprattutto sciogliere il nodo del rafforzamento della governance europea: perchè l’intesa del 21 luglio scorso, con cui Bruxelles ha ratificato la proposta di Parigi e Berlino di default pilotato della Grecia, non è bastata a calmare i mercati. Anzi, ha finito per renderli ancora più nervosi al punto da risucchiare anche la Francia nel tritacarne del pettegolezzo finanziario, tra voci sulla perdita della tripla A e di difficoltà finanziarie di SocGen. Dopo la batosta di mercoledì, ieri la tempesta si è placata e le Borse del Vecchio continente hanno recuperato 141 miliardi di capitalizzazione. La sola Piazza Affari (+4%) ne ha rimessi 14 in cassaforte. E i titoli delle banche, collassati alla vigilia per i timori legati all’esposizione degli istituti francesi nei confronti della Grecia, hanno finalmente potuto rifiatare (Bpm a +10,08%, Intesa Sanpaolo a +6,71, Unicredit +3,41%, mentre a Parigi il Crédit Agricole ha guadagnato il 5,14% e Société Générale il +3,7%), non senza aver prima subìto l’effetto della folle altalena alimentata dalla volatilità. All’origine del rimbalzo, tre cause. La prima: la risalita di Wall Street (+4% a un’ora dalla chiusura) per effetto dei dati migliori del previsto sui sussidi di disoccupazione. La seconda: la possibilità che sui mercati europei vengano sospese temporaneamente le vendite allo scoperto. La Consob deciderà stamattina se bloccare o meno lo short selling, uno degli strumenti più usati durante le fasi ribassiste del mercato. La terza, nonchè la più importante, è stata proprio la notizia della convocazione del vertice franco-tedesco.
Che cosa si aspettano i mercati? Sperano che dall’incontro possa arrivare un colpo di acceleratore al fondo salva-Stati, al momento un moschetto senza munizioni che lascia scoperto il fianco dell’Europa alla speculazione. L’Ue e la Bce, infatti, premono da giorni per renderlo operativo. E in fretta. Proprio il deficit di operatività del fondo ha costretto l’Eurotower a intervenire sul mercato secondario acquistando titoli italiani e spagnoli. La manovra ha finora avuto successo (lo spread fra Btp e bund tedeschi è sceso ancora fino a 270 punti), ma il muro della banca centrale non può resistere a lungo. Il paracadute europeo va quindi aperto, e la sua dotazione finanziaria - sono in molti a suggerirlo - dovrebbe essere ben superiore agli attuali 440 miliardi di euro. Su questo punto, Sarko dovrà però essere molto convincente, considerata la riluttanza di Frau Angela ad allargare i cordoni della borsa in un momento in cui cresce l’avversione dei tedeschi verso ogni forma di aiuti ai Paesi in difficoltà. Il presidente francese ha però una carta da giocare: un fondo da oltre 1.000 miliardi scoraggerebbe ogni attacco speculativo e terrebbe quasi sicuramente fuori dalla mischia Parigi, alle prese con una manovra di correzione dei conti. Del resto, una Francia al riparo conviene anche alla Germania. Che, a quel punto, potrebbe pronunciare il fatidico «ya».

Magari a condizione che gli altri Stati di Eurolandia compiano uno sforzo di rigore, con sanzioni per chi non rispetti i vincoli più stretti. Resta poi da vedere se, come contropartita alla soluzione franco-tedesca, verrà accolta la proposta di Tremonti di varare gli Eurobond.

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