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Per l’assessore diessino all’Urbanistica la struttura può essere concessa alla comunità musulmana: «Non abbiamo preclusioni ideologiche o culturali» Torino, una moschea nel palazzetto olimpico Il Polo insorge contro la proposta della giunta Chiampar

La denuncia di Ghiglia (An): «È un’ipotesi assurda, il centrosinistra si confronti prima con i cittadini»

Francesco Cramer

da Milano

La «pentola a pressione», così la chiamano i torinesi, potrebbe diventare una mega moschea. Perché il Palaisozaki, 7mila tonnelate di acciaio inox tirate su per ospitare le gare di hockey alle scorse Olimpiadi, è stato citato dall’assessore all’Urbanistica Mario Viano (Ds) come possibile sede per le preghiere dei musulmani: «Certo, l’affitto ha costi non irrilevanti, ma da parte nostra non c’è preclusione ideologica né culturale». Un putiferio. An e Lega si sono subito mobilitate. Mozioni, interpellanze, proteste. L’ex parlamentare Agostino Ghiglia (An) è tranchant: «Viano straparla. Il luogo dedicato alla preghiera è considerato sacro dai musulmani e rimane per sempre appannaggio della comunità. Tutto ciò è assurdo. Il centrosinistra, oltre a confrontarsi con i musulmani, chieda il parere dei torinesi». E l’assessore è corso ai ripari: «Non è tra i progetti dell’amministrazione - ha precisato -. È indubbio però che il Comune, dopo le Olimpiadi, sia chiamata a gestire impianti per il ghiaccio, sovradimensionati per le esigenze della città. E se qualche centro islamico ne fa richiesta, be’, è un soggetto come un altro».
Così, se i musulmani si organizzassero e chiedessero in affitto il Palaisozaki, potrebbero radunarsi lì, rivolti alla Mecca per le loro preghiere. Di spazio ce n’è. È un parallelepipedo infossato per sette metri nel terreno, retto da otto mega colonne, ciascuna in grado di reggere 1.500 tonnellate. Dà da sedere a 12.500 persone sulle tribune e i posti sono «impacchettabili»: possono cioè essere chiusi in modo da allargare il campo di gioco. O, un domani, di preghiera. Eretto a tempo di record e costato 90 milioni di euro, ora si tratta di renderlo utile. Un problema che aveva già impensierito il deputato del Carroccio Stefano Allasia. Il quale, preveggente, dichiarò un anno fa: «Il nuovo palazzetto ha tutte le caratteristiche per diventare una cattedrale nel deserto, con costi ingenti di gestione e nessuna utilità pratica. È stato calcolato che per ammortizzare i costi di gestione bisognerebbe organizzare almeno 95 grandi eventi all’anno. Una cifra impensabile». Certo, i cancelli del Palaisozaki si sono aperti per qualche fiera o concerto. Ma non è di sicuro una macchina da soldi. A meno che non diventi una «moschea olimpica». E il Palaisozaki non è l’unica possibilità offerta ai musulmani dall’assessore Viano. Il quale ha citato anche altri grandi palazzi di sport invernali. Ha citato il Palavela, che ospitava le gare di pattinaggio artistico e di short track: 8.200 spettatori attorno a un cerchio di 150 metri, alto 29, ristrutturato per le Olimpiadi da Gae Aulenti e Arnaldo De Bernardi. Ma anche l’Oval Lingotto, 26.500 metri quadrati, più di 7mila posti in tribuna.
E mentre, per ora sulla carta, i seguaci di Maometto potrebbero sognare di inginocchiarsi dove l’Italia ha conquistato delle medaglie; mentre la Lega promette battaglia per contrastare l’apertura di una nuova mosche a Piombino, dalla Campania ai musulmani è arrivata una promessa. «La Provincia si impegna - queste le parole dell’assessore all’Immigrazione della Provincia di Napoli, Isadora D’Aimmo (Prc) - a realizzare una vera moschea ai musulmani napoletani».

Un discorso fatto davanti al migliaio di fedeli in festa per la fine del Ramadan. Un discorso chiaro a tutti, specie e soprattutto per gli «ospiti», visto che la D’Aimmo ha parlato in arabo. Terminando il suo intervento con «Shukran». Grazie.

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