L’assessore rosso difende gli «storici» negazionisti

Ha creato polemiche l’assenza delle istituzioni alla cerimonia a Palazzo Tursi a sei anni della morte di Fabrizio Quattrocchi, il body guard genovese ucciso in Iraq il 14 aprile del 2004. Il vicesindaco Paolo Pissarello ha replicato che non è pervenuto nessun invito ufficiale al cerimoniale del Comune, «mentre il patrocinio è stato chiesto dalla famiglia e il Comune lo ha concesso - ha aggiunto Pissarello -. Patrocinio e partecipazione sono due cose separate». Quanto al pagamento di 465 euro per l’affitto della sala da parte dell’Associazione Fabrizio Quattrocchi che ha organizzato l’evento, il vicesindaco ha sottolineato che «la sala viene data, ma ha un costo, a meno che non sia il Comune a organizzare o coordinare un evento. Insomma la regola è una». La sorella di Quattrocchi, Graziella, presidente dell’associazione, non ha voluto commentare la questione: «L’importante è che la città non dimentichi Fabrizio. Vogliamo ricordare lui e le vittime del terrorismo e raccontarlo com’era, senza le etichette che la stampa gli ha appiccicato». Il consigliere comunale de La Destra Giorgio Bernabò Brea ha commentato che «in teoria si paga sempre un affitto per le sale del Comune, in questo caso però lo trovo di cattivo gusto». Alla cerimonia, nel corso della quale è stato letto anche un messaggio del presidente della Camera Gianfranco Fini ed è intervenuto il giornalista Toni Capuozzo, oltre a parenti e amici, c’erano il senatore Giorgio Bornacin, una ventina di studenti dei licei classici Mazzini e King e una rappresentanza del gruppo Genova Centro degli alpini, in quanto Quattrocchi fece il militare nel corpo degli alpini.

Infine, sull’intitolazione di una strada, il Comune fa sapere che «devono passare dieci anni dalla morte di una persona e che ad esempio Guido Rossa non ha una strada. Le cose devono essere sedimentate - ha spiegato ancora Pissarello - e c’è una competenza dell’ufficio toponomastica e dell’assessorato dell’anagrafe».

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