Claudia Passa
Lautista «di fiducia» adatto alla «delicatezza della mansione» è solo lultimo in ordine di tempo, ma non è lunico capitolo della guerra intestina che a pochi mesi dallinsediamento della giunta ulivista sta turbando il sonno del diessino Alessandro Mazzoli, presidente della Provincia di Viterbo. Al centro della querelle, lassessore allAmbiente Stefano Di Meo, tessera dei Comunisti italiani e allattivo una lunga serie di polemiche al vetriolo.
Nella migliore delle ipotesi, avversari e compagni di coalizione ironizzano ricordando il convegno «Questione morale e codice Zapatero - proposte allUnione per il buon governo» cui nei giorni scorsi ha partecipato Oliviero Diliberto che dellassessore Di Meo è «commilitone». Nei giorni più drammatici, le polemiche hanno rasentato livelli tali da indurre la stampa locale a ipotizzare unautosospensione dellassessore, che ha però smentito parlando di «uno sfogo decontestualizzato».
Sarà. Certo è che a ripercorrere i primi sei mesi di vita della giunta Mazzoli, qualche idea sulle ragioni dello «sfogo» di Di Meo è possibile farsela. Contestato ad ogni piè sospinto, non passa giorno (o quasi) che lassessore non faccia parlar di sé. Il più delle volte, perché qualcuno (non di rado dagli stessi scranni della maggioranza) ha da ridire sul suo operato. Così è stato per il (falso?) allarme-inquinamento del lago di Bolsena, per il botta e risposta sulla certificazione ambientale Emas, e per uninfinità di altre ragioni che nella Tuscia han fatto versare fiumi di inchiostro.
A far parlare, lestate scorsa, soprattutto la determinazione con cui Di Meo ha chiamato un suo concittadino di Fabrica di Roma a far parte del suo entourage, con le mansioni di «autista e gestione contabile dei capitoli assegnati alla sua segreteria». Limpegno di spesa dal 1° luglio al 31 dicembre è di 11.490 euro. La cifra liquidata al 2 agosto ammonta a 1.915 euro. La ratio del provvedimento e della chiamata ad personam sono spiegate nella «scrittura privata di collaborazione coordinata e continuativa». «Lassessore allAmbiente - si legge -, a causa delle numerose deleghe assegnategli, deve partecipare a numerosi incontri che lo portano, il più delle volte, a svolgere la propria azione sul territorio provinciale e su quello regionale». Dunque «necessita di un proprio autista il quale, data la delicatezza della mansione, deve essere una persona di sua fiducia e deve accompagnarlo in qualsiasi ora della giornata». Quando lassessore è in ufficio, lo stesso giovane «deve collaborare alla gestione contabile dei capitoli di bilancio propri della segreteria dellassessorato allAmbiente».
Sorvolando sulle voci rimbalzate sulla stampa locale a proposito del giovane autista e di suoi presunti rapporti «amichevoli» con qualche familiare dellassessore, tralasciando le critiche politiche piovute da destra e da manca, val la pena di soffermarsi sulla lettera che Mario Scarnati, sindaco (ulivista) di Fabrica di Roma, ha inviato al presidente Mazzoli. «Caro Alessandro - recita la missiva -, ti ricordi quando sei venuto a trovarmi nel mio ufficio chiedendomi il mio appoggio per la tua elezione a presidente della Provincia? Perché in quelloccasione non mi dicesti che una delle tue punte di diamante come assessore sarebbe stato il signor Di Meo? Temevi forse di perdere un sostenitore?». Il seguito non è da meno: «Oggi - scrive Scarnati - credo di avere il sacrosanto diritto di chiederti quali sono stati i criteri cui ti sei attenuto per nominare Di Meo assessore allAmbiente (...)». Scarnati formula varie ipotesi. Poi chiosa: «È vero che un assessore di sinistra che più di sinistra non si può viaggia con macchina di servizio e tanto di autista?».
Il jaccuse prosegue. Ma forse è opportuno fare un passo indietro. A quando la signora Maria DAlessandro (Pdci) allerta i carabinieri del Noe che sequestrano una discarica comunale a Fabrica di Roma con frigoriferi e carcasse di divani. «Io, come consigliere comunale - dice Maria DAlessandro - vorrei sapere dal sindaco da dove vengono quei frigoriferi...». Peccato che la signora non sieda nel consiglio comunale di Fabrica di Roma, ma in quello di Civita Castellana. Dice Scarnati che la DAlessandro «pur partecipando alle elezioni (...
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