L’assessore in scena strappa l’applauso

Comincia alle undici in punto il main event di Palazzo Marino con l'annunciata conferenza stampa del Piccolo di Milano dove, con l'amabile correttezza che gli è abituale, il direttore Escobar corroborato dal mago dei prodigi barocchi e non, Luca Ronconi, ci illustra le meraviglie della stagione 2007-2008.
In cui, ed è notizia che ci riempie di gioia, il teatro che fu di Giorgio Strehler si aprirà a una coproduzione extra moenia col londinese Old Vic e la newyorchese Brooklyn Academy of Music per offrirci l'aprile prossimo il ghiotto assaggio di un Hamlet e di una Tempest diretti da Sam Mendes, il pluripremiato cineasta di un film come American beauty. Né mancano altri appuntamenti significativi. Per non parlare delle preziose ospitalità, degli omaggi a Strehler con la riproposta di un tris che va dalla Bambola abbandonata a Così fan tutte passando per Giorni felici, delle riprese ronconiane della stagione scorsa cui va aggiunto Fahrenheit 451, lo spettacolo-monstre appena andato in scena a Torino che l'ente milanese ha prodotto medium un generoso amplesso con altri tre Stabili ma che la culla dei Longobardi non ha ancora avuto la possibilità di ammirare o, perché no?, di discutere.
Tutto bene, quindi? Parrebbe di sì dato che, passando dalla prosa al prosaico, dal gennaio prossimo fino al giugno 2009 anche la storica sede di via Rovello passerà dall'ancien régime a un look nuovo di zecca che gli consentirà, dopo diciotto mesi di clausura, di essere all'altezza del terzo millennio. Mentre il Teatro Studio, per espressa volontà di Ronconi, diverrà sede privilegiata di master classes, incontri e confronti con le più importanti scuole di teatro europee nonché laboratorio di neolinguaggi sperimentali e fruttuose alchimie. Ma per fortuna, mentre la matinée pare avviata verso l'apoteosi della standing ovation, ecco d'improvviso insinuarsi, per merito di Sgarbi, la nota dissonante.

Quando l'assessore alla cultura, col coltello acuminato della propria impagabile dialettica, affaccia il sospetto che in tanta magnificenza riunita basti foraggiare con qualche dollaro in più altre realtà attese o disattese del capoluogo sempre si voglia, accanto al trionfo del noto, far sorgere il fantasma di un nuovo Strehler o di un nuovo Ronconi. Auspicando che, da un fantomatico assedio al Piccolo intravisto tra le righe del discorso del presidente Risé, possa nascere un assalto denso di incognite significative.

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