Quelli che (nonostante le abbondanti smentite) stanno lavorando nel centrosinistra per il dopo Prodi, e immaginano governi istituzionali o schieramenti riformisti con sponda di Confindustria, si sono convinti dell’incombenza della crisi.
La bocciatura di Fitch e Standard & Poor’s non è che la conferma di una serie di articoli di economisti liberali, già pro centrosinistra, da giorni in allarme perché una Finanziaria centrata su tasse e incrementi di spesa corrente non può che peggiorare le nostre chance di sviluppo. Per di più i pareri negativi degli economisti più ascoltati all’estero (già decisivi per logorare Silvio Berlusconi) si combinano con la verticale caduta di consenso che riguarda Tommaso Padoa-Schioppa: l’ex di Banca d’Italia doveva essere l’asso del governo per garantirlo con il mondo della finanza, è diventato il due di coppe, con la briscola a bastoni. Chi conosceva meglio Tps ai tempi di Bankitalia per il suo carattere schematico, per la scarsa flessibilità, aveva avvertito delle difficoltà che il suo arrivo in politica avrebbe prodotto. Lui ha superato le aspettative. Tecnico rigoroso, l’attuale ministro dell’Economia il suo meglio l’ha dato alla Consob, organismo dove lo spirito di servizio e di vigilanza è più importante della capacità di visione. Ed è la capacità di visione - come ha fatto intendere lo stesso Carlo Azeglio Ciampi - che manca nell’attuale Finanziaria. Padoa-Schioppa, irritato dall’osservazione del suo antico governatore, ha obiettato in un’intervista sull’Espresso che la visione c’è, è centrata sul circuito risanamento-sviluppo e - ha aggiunto con una punta di malizia - è più incisiva di quella del suo ex principale. Il dramma è che questa «visione più alta» Padoa-Schioppa la vede solo lui.
Ma il ministro non ci sta alle critiche. Indispettito vuole mettere al suo posto Mario Draghi e le sue analisi, e dice che sono i commentatori a vedere troppi limiti in una Finanziaria che lui definisce «straordinaria». L’ex banchiere centrale dice anche che mentre gli esperti lo criticano, andando in giro non sente che lodi. Evidentemente non prende un taxi o non va al bar da un bel po’ di tempo: se no, avrebbe un’idea diversa di quel che si dice in giro. In realtà dovrebbe mettersi in testa che il salotto di Guya Suspisio, sotto la regia di Eugenio Scalfari, non è l’osservatorio ideale per leggere «la vera opinione pubblica». Comunque sia, la frittata di una guida supponente e impolitica dell’Economia è ormai di fronte agli occhi del centrosinistra. Non bastava Romano Prodi, ormai in uno stato imbarazzante, che, quando sfugge a Silvio Sircana, per lo più nei rapporti con i media stranieri, combina patatrac. Non bastava Vincenzo Visco, la cui immagine di odiosità fiscale surclassa persino i suoi atti concreti. A queste sciagure, gli elementi più responsabili del centrosinistra hanno visto aggiungersi una sorta di dottor Stranamore della «manovra», il professor Padoa-Schioppa. Quello che doveva garantire il rapporto con la stampa, il potere economico, è diventato una mina vagante dagli effetti imprevedibili.
E voi, se foste un ex dc con la testa sulle spalle, un’onorata carriera ricca di soddisfazioni, se foste un ex radicale diventato leader moderato del centrosinistra, se foste un attuale radicale portatore di un programma di vere liberalizzazioni o persino se foste un ex comunista stufo di vivere allo sbando, avventura dopo avventura, di fronte al sommarsi della tragedia Padoa-Schioppa e a tutte le altre che incombono sul governo Prodi, non vi mettereste non dico a complottare, ma almeno a pensare alle vie d’uscita?
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