È il tentativo di mettere insieme il diavolo e l'acquasanta, cioè i cattolici e la sinistra, nel Partito democratico che ha creato gli incidenti di Roma. La ricerca di una posizione comune in un unico partito ha esasperato la differenza tra le due parti, divenuta molto più radicale di quella tra comunisti e democristiani. I due vecchi partiti avevano in comune la Costituzione repubblicana: un bell'insieme di linguaggi e di temi valoriali che hanno lentamente omogeneizzato il linguaggio, a vantaggio dei comunisti. Ma infine questo sinistrese cattolico e comunista è divenuto un linguaggio parlato anche dai vescovi e negli stessi discorsi papali. La giustizia sociale è l'oggetto comune di due culture opposte. Le differenze cattoliche sull'aborto e l'omosessualità erano state risolte uno a favore della sinistra, l'altro dal disinteresse comune.
Oggi le cose sono cambiate: e la cartina di tornasole è espressa dalla senatrice Binetti, per sostenere la sua posizione nel Partito democratico è intervenuto il cardinale Bertone, lasciando sconcertati i «cattolici democratici», Marini e Franceschini, cioè i sessanta parlamentari ex-democristiani che avevano accettato il testo dei Dico. Ma i «cattolici democratici» sono un residuo della politica democristiana, secondo cui le tesi della sinistra si combattono, ma poi, come sull'aborto, si cede alla sinistra. La senatrice Binetti li ha costretti al silenzio, perché le posizioni sul sesso e sulla vita non erano più marginali: prima soffocate dalla giustizia sociale, ora erano divenute prevalenti. Il Partito democratico non ha tenuto conto che i tempi erano cambiati, che non c'erano più comunisti e democristiani ma solo cattolici e laicisti. Il mettere insieme in un solo partito e addossare ad uno le tesi dell'altro e subire le posizioni cattoliche sui temi sensibili non poteva non radicalizzare settori ben più ampi dei professori e degli studenti della Sapienza.
Il cardinale Bertone si è reso conto che i tempi sono cambiati, tanto che è giunto ad evocare Togliatti e Berlinguer con rimpianto. Ma la rivoluzione è finita e con essa le varie bozze di compromesso storico. Ma i ds avevano già tenuto conto di quel che voleva il cardinale bloccando i Dico. Hanno poi cercato di tornare a sinistra con la legge sulla sicurezza, invocando il Trattato europeo per proibire la critica rivolta alle differenze di sesso, di genere e di etnia. Provvidenzialmente a vantaggio dei cattolici, aver sbagliato articolo del Trattato ha condotto Napolitano a mandare in palle la legge a cui Amato teneva tanto. Così la sicurezza è andata a bagnomaria.
La realtà è che, finita la rivoluzione, l'unico contenuto ideologico della sinistra è l'assunzione delle posizioni che la scienza assume anche quando confliggono con le religioni. Il laicismo è oggi l'unica cultura politica della sinistra. Alla Sapienza professori e studenti sono stati una minoranza attiva di tutta la sinistra sulla tesi: la Chiesa taccia sulle questioni che la scienza ritiene di non poter dimostrare e accettare come plausibili. Il laicismo di oggi non è anticattolico come quello di ieri nel mondo occidentale; è contro la religione per principio, chiede che essa venga esclusa dallo spazio pubblico della città. La Chiesa difende il diritto delle religioni e della fede di parlare.
La maggiore difficoltà riguarda ora i «cattolici democratici» e la loro storia democristiana di cedimenti a sinistra sulle «questioni sensibili». Finiti la Dc e il Psi è praticamente impossibile fare un partito unico quando le divisioni sono così allargate. E infatti i «cattolici democratici» sono diventati la chiesa del silenzio. Il Partito democratico porta in sé l'alternativa tra Chiesa o laicismo. La cultura della sinistra sta oggi nel laicismo guidato dalla scienza come guida della società, la Chiesa espone le ragioni fondamentali della fede e della morale.
Gianni Baget Bozzo
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