da Como
Nei paesi più piccoli sul lago di Como, dove le classi hanno 12 o 15 alunni in tutto, ma le scuole sono necessarie come l’aria e il pane, i presidi supplicano il ministro Gelmini di non tagliare. Forse le scuole dovrebbero chiedere in prestito i soldi destinati all’Università Insubria che ha sede a Como. Dal dipartimento di Matematica e Fisica sono usciti 17 neodiplomati. A seguirli, nei loro studi, 24 professori. Anche chi non è diplomato in Matematica riesce a calcolare che per ogni quattro studenti c’è un professore. Un rapporto privilegiato soprattutto per chi ancora si ricorda lezioni in aule affollate come il cinema al sabato sera.
E così, mentre sul quotidiano locale La Provincia di Como è un fiorire di lettere per chiedere al ministro di risparmiare le scuole di montagna, l’altro giornale della città, L’Ordine, fa i conti a casa dell’Insubria. Ventiquattro docenti, tra professori ordinari, associati e ricercatori per 17 studenti. «Un rapporto squilibrato», ragiona l’Ordine guardando anche i corsi di laurea in Scienze chimiche e ambientali che registrano poche decine di iscritti.
Una situazione di disequilibrio già denunciata anche dal Nucleo di valutazione. In una relazione di quest’anno si chiedeva una revisione dell’offerta, in modo da ridurre il divario. Quindi avrebbe senso accorpare, razionalizzare, dimezzare i doppioni, uniformare. Perché dall’analisi emerge che ci sono classi doppie, corsi ripetuti, un inutile dispendio di energie e risorse per corsi che radunano solo una manciata di studenti. Mentre è vitale lasciare in piedi le elementari anche in paesi come Vercana o Garzeno (42 studenti contando anche gli stranieri) o come Tremezzo, o come a Laglio, il paese di Clooney, che raduna anche i bambini di Carate e Brienno e in tutto arriva a 56 alunni. Una sorta di braccio di ferro: «Taglia loro, e lascia in pace noi. Salva i piccoli e fai calare la scure sui grandi». Ci sono troppi corsi, facoltà sdoppiate nonostante non ci sia una domanda così alta da richiedere di creare una classe staccata. Così per corsi come Giurisprudenza, che hanno centinaia di iscritti, finisce che mancano i docenti che invece in altre facoltà insegnano in micro gruppi di quattro studenti.
È l’ultimo spreco di un mondo che si lamenta dei presunti tagli, ma che a volte continua a mostrare il peggio di sé. In questi giorni di protesta in tutti gli atenei d’Italia non si sono levate urla di disapprovazione per la gestione scellerata degli organici e dei professori.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.