L’attacco tutto progettato a Napoli

L’intervento contro Gheddafi, come ovvio, una guida statunitense. E gli Usa continueranno a tirarne le fila almeno per i primi critici giorni. Ma i cervelli che pianificano e dirigono le attività militari sono tutti… in Italia.
Odissey Dawn segna infatti il debutto in combattimento di Africom, il comando integrato statunitense responsabile per il teatro africano. Lo guida il generale dell’Esercito Carter Ham. Africom ha la sua sede principale a Stoccarda, ma due delle sue pedine più importanti si trovano in Italia: il comando per le operazioni terrestri è a Vicenza mentre quello per le operazioni navali è a Napoli. L’Italia non ha quindi dovuto insistere troppo con gli Usa affinché la direzione militare delle operazioni fosse nel nostro paese. Oltre a accogliere Africom, l’Italia ospita diverse basi importanti, da Aviano a Sigonella, da Vicenza a Camp Darby e senza le infrastrutture italiane Odissey Dawn non sarebbe stata possibile. Al Pentagono lo riconoscono senza problemi. Ancora un a volta, come già nel 1999 nella guerra contro la Serbia, la disponibilità italiana a mettere a disposizione le proprie infrastrutture, centri di comando e forze operative è risultata essenziale.
Ecco quindi che il generale Ham è venuto a Napoli per comandare le operazioni. E del resto le strutture di comando e comunicazione del nuovo quartier generale sono davvero allo stato dell’arte. Dal generale Ham dipende l’ammiraglio Samuel Locklear, che ha la guida diretta della Joint Task Force Odyssey Dawn, ovvero del complesso di forze delle quattro forze armate statunitensi impegnato contro la Libia e che ha alzato le sue insegne sulla nave comando «Mount Whitney». Questa è una grande nave specializzata che accoglie un comando interforze e che dispone delle più sofisticate attrezzature di comunicazione, comando e controllo. L’ammiraglio Locklear ha un «doppio cappello», comanda infatti le forze navali assegnate di volta in volta ad Africom ed è anche comandante di tutte le forze navali statunitensi in Europa, compresa la 6° Flotta. E il suo comando si trova a Napoli.
Ma c’è di più, in Italia si trova anche il Caoc, Combined air operations center, da dove vengono dirette le operazioni aeree alleate. Il Caoc ha sede a Poggio Renatico (vicino Ferrara). E insieme al Caoc greco di Larissa dipende dal comando delle forze aeree alleate con sede a Smirne, in Turchia.
Il presidente del consiglio italiano ha quindi ragione quando sostiene che il nostro Paese ha un ruolo cruciale e strategico nell’attacco alla Libia. E quanto sta accadendo ha anche una valenza fondamentale nella «battaglia dei comandi». Con il vertice di Lisbona, infatti, la Nato ha avviato una riorganizzazione riduttiva della propria struttura di comandi e basi, che porterà al ridimensionamento e chiusura di enti e installazioni. Nessun Paese vuole perdere nemmeno uno dei comandi che accoglie nel proprio territorio, per ragioni di prestigio e di ruolo strategico, ma anche perché ogni comando ha una notevole valenza economica locale. Un comando vale più di un medio complesso industriale, anche in termini occupazionali. Ebbene fino a pochi mesi fa il Joint forces command Nato di Napoli era a rischio. Perché era stato dedicato alle operazioni nei Balcani, che ormai si avviano a conclusione. Il comando che conta è quello in Olanda, da dove si dirige l’operazione Isaf in Afghanistan. Napoli rischiava di diventare inutile. Questo fino all’altro ieri.

Perché con quanto sta accadendo nel Mediterraneo e con l’attacco alla Libia, Napoli non solo conferma il suo ruolo, ma lo accresce. E bene ha fatto l’Italia ha riaffermarlo adoperandosi affinché Odissey Dawn avesse un carattere... italiano.

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