L’attentatore della curia di Firenze s’è vendicato per una mancata eredità

Potrebbe esserci un lascito che lui si aspettava e che non ha avuto, tra le origini del gesto compiuto da Elso Baschini, l’uomo fermato con l’accusa di aver aggredito il 4 novembre l’arcivescovo di Firenze Giuseppe Betori e ferito con un colpo di pistola il suo segretario Don Paolo Brogi. Secondo quanto scrive il Corriere Fiorentino, il dorso locale del Corriere della Sera, Baschini, che si definisce un «discepolo» di Don Cubattoli, il sacerdote decano dei cappellani carcerari italiani morto nel 2006, si sarebbe aspettato di avere qualcosa del lascito che una nobile fiorentina, Ghita Vogel, amica di «Don Cuba» e sostenitrice del suo lavoro di reinserimento degli ex detenuti, avrebbe già promesso alla Chiesa.
Da qui la pista del risentimento. Forse Baschini è andato in Curia con la sua 7.65 mosso da odio e volontà di vendetta minacciando l’arcivescovo e sparando al suo segretario, don Paolo Brogi, che solo per miracolo non è morto, visto che il 4 novembre scorso il proiettile gli sfiorò l’aorta. Gli investigatori non escludono comunque che l’agguato a Betori possa essere un colpo fallito: rapina o furto. Magari Baschini aveva intenzione di sequestrare l’arcivescovo. Ecco perché le indagini continuano e si cercano eventuali complici, magari un commando composto da più persone che potrebbero averlo aiutato e coperto nell’impresa.

Il 73enne fermato aveva un passato da rapinatore ed era stato più volte in carcere. Nel suo telefonino gli inquirenti hanno rinvenuto fotografie del Palazzo Arcivescovile, segno che l’uomo aveva fatto sopralluoghi e studiava l’agguato da tempo.

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