L’Aula salva i doppi incarichi: restano i deputati presidenti

RomaNo ai deputati-sindaci, sì ai deputati-presidenti di Provincia. La giunta per le Elezioni di Montecitorio sceglie di applicare in maniera selettiva la sentenza della Consulta che sancisce lo stop ai doppi incarichi. E salva gli otto membri della Camera che guidano altrettante province italiane. Un voto sul quale si ricompone la vecchia maggioranza di centrodestra con l’aggiunta dell’Udc, ovvero le forze toccate direttamente dal dettato della sentenza avendo tra le loro fila parlamentari a rischio sostituzione.
I numeri finali raccontano di 16 voti contrari (Lega, Pdl, Pt e Udc) e 11 favorevoli (Pd e Api) alla proposta del relatore Pino Pisicchio che invece nel caso dei sindaci era riuscito a convincere i membri della giunta sull’incompatibilità. «I motivi di questa decisione - dice Pisicchio - mi sono del tutto arcani. Nessun medico ci obbliga a fare i deputati o i senatori ma se lo facciamo dobbiamo avere cura di dedicarci a tempo pieno a questo impegno. Io ho proposto una interpretazione adeguativa alla legge che ormai dice che le province non ci sono più e stabilisce l’incompatibilità per legge dalla prossima legislatura». Assente alla votazione perché impegnato nella Bicamerale sul federalismo Roberto Commercio (Mpa) che, fa sapere, avrebbe votato per l’incompatibilità. Salvano il doppio incarico quindi i deputati del Pdl Maria Teresa Armosino (presidente provincia Asti), Luigi Cesaro (Napoli), Edmondo Cirielli (Salerno), Antonello Iannarilli (Frosinone), Antonio Pepe (Foggia); i deputati della Lega Daniele Molgora (Brescia) e Roberto Simonetti (Biella) e il deputato Udc Domenico Zinzi (Caserta).
Sull’altro fronte è il deputato del Pdl, Pietro Laffranco a spiegare le ragioni della bocciatura. «Quando persone che sono già parlamentari vengono eletti presidenti di Provincia, la gente sa del loro doppio incarico. Quindi è giusto difendere la compatibilità tra i due ruoli. La giunta, poi, si era già espressa a favore di questo tipo di compatibilità». Per Maria Pastore della Lega «non sta a noi interpretare in via estensiva una sentenza della Corte che parla solo di sindaci né anticipare la legge che prevede l’incompatibilità dalla prossima legislatura». Il presidente della Provincia di Salerno e deputato Edmondo Cirielli accoglie con favore il voto. «C’è una norma che abroga le province, pertanto rinunciare ora alla loro presidenza per il poco tempo che resta sarebbe stato inutile e complicato».
La vicenda nasce dal ricorso di un elettore che aveva sollevato la questione al Tribunale civile contro Raffaele Stancanelli, candidatosi a sindaco di Catania nel 2008 dopo essere stato eletto due mesi prima senatore del Pdl.

Stancanelli recentemente ha lasciato Palazzo Madama e optato per Palazzo degli Elefanti. La Corte costituzionale, nell’ottobre scorso, si è espressa sulla vicenda dichiarando l’incompatibilità tra la carica di parlamentare e quella di sindaco di Comune con popolazione superiore ai 20.000 abitanti.

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