L’Authority in campo: le tv diano spazio al Pd

da Milano

Ancora non esiste, non ha un leader, né un logo, né un inno, né un colore, né una sede, né un segretario, ma lo spazio nei tg, quello già lo deve avere. Diritti prenatali per l’embrione del Pd. Tanto che a muoversi per assicurare un’informazione «adeguata» per il nascituro nuovo polo del centrosinistra, è proprio l’Agcom, cioè il garante dell’imparzialità dell’informazione. L’atto di indirizzo adottato dall’Authority presieduta da Corrado Calabrò è rivolto a tutte le tv nazionali, pubbliche e private, e a tutti i fornitori di contenuti (per cui radio, portali internet, notiziari sui telefonini ecc.). E chiede di «riservare nei programmi di informazione, uno spazio adeguato» alle primarie del 14 ottobre per la scelta del segretario del Partito democratico. La nota dell’Agcom spiega che questo avvertimento - che ha valore vincolante e comporta un intervento anche d’ufficio da parte dell’Autorità in caso di violazione - si giustifica per via dell’importanza delle primarie del Pd per la collettività. Secondo il Garante, le consultazioni da cui uscirà il capo del nuovo partito della sinistra rivestono una «particolare rilevanza civile, quale momento collettivo di partecipazione democratica».
Per trovare un’iniziativa analoga da parte dell’Agcom bisogna tornare al settembre del 2005, ancora una volta per le primarie del centrosinistra, in quel caso dell’Unione per la designazione del leader che avrebbe sfidato Silvio Berlusconi nell’aprile 2006. Anche allora l’Agcom definì quelle consultazioni «un evento di rilevante importanza sociale e politica». Tutti i successivi atti d’indirizzo non hanno più avuto come oggetto una formazione politica, per quanto allargata, ma solo avvenimenti di più ampio interesse civile: il referendum costituzionale, la tutela dei minori, l’applicazione della par condicio in campagna elettorale, le modalità di voto alle elezioni. Perciò l’attenzione particolare rivolta dall’Agcom alle fasi di nascita di un partito politico sembra a qualcuno singolare: «Mi lascia sorpreso - dice Giorgio Lainati, deputato azzurro e membro della Comissione di vigilanza Rai -. Si dovrebbe lasciare alla sensibilità dei giornalisti la scelta sullo spazio dovuto a un evento certamente importante, ma senza la rilevanza civica di un referendum o di un’elezione. Allora anche i congressi dei maggiori partiti di opposizione, o la manifestazione del 2 dicembre 2006 in cui la Cdl ha portato in piazza 2 milioni di persone meriterebbero un atto dell’Agcom». Gli fa eco il segretario della Vigilanza Rodolfo De Laurentis (Udc): «Gli atti di indirizzo sul pluralismo non andrebbero fatti a priori, ma solo quando ci sono evidenti lesioni del pluralismo. Non so se questo atto rientri nelle competenze dell’Agcom, visto pure che siamo a meno di un mese dal 14 ottobre».
Intanto l’Autorità da luglio sta monitorando, attraverso una misurazione quantitativa, lo spazio dedicato dai telegiornali Rai, Mediaset e La7 ai temi «primarie e partito democratico», cercando di separare i minuti dedicati a Ds e Margherita come partiti autonomi da quelli intesi come alleati del Pd.

Tra i notiziari spicca su tutti il Tg1, che ha dedicato al Pd - tra il 1° luglio e il 6 settembre - 2 ore e 15 minuti. Al secondo posto il TgLa7 seguito a pochissima distanza dal Tg3 (rispettivamente 1 ora e 39 minuti per La7 e 1 ora e 33 per il tg del terzo canale Rai).

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