Assodato che il minimo comun denominatore è un generalizzato aumento dei prezzi, a prescindere dalla zona in cui si abita, lItalia dei prezzi è un vero e proprio arlecchino. Dai dati Istat emergono differenze abissali del costo della vita tra città e città.
In media, per esempio, riparare lauto a Napoli costa 30,7 euro. A Milano 62,7. Più del doppio. E ancora: un pranzo in pizzeria sotto la Madonnina si aggira intorno ai dieci euro. Sotto il Vesuvio se ne spendono sei. Portate un abito maschile in tintoria a Bolzano? Sborserete in media 11 euro. Molto meglio farlo lavarli a Bari (6,2 euro). Carta igienica: necessaria da Pantelleria ad Aosta. Quattro rotoli a Roma costano in media 2,43 euro mentre a Napoli ce la si cava con 98 centesimi. E ancora: una confezione da cento tovaglioli a Bari costa 91 centesimi, a Bologna il doppio. Tizio, di Bari, può comprare due tubetti di dentifricio con la stessa cifra (2,8 euro) con cui Caio ne compra uno. Il pane? A Ferrara costa in media 4,8 euro al chilo; a Napoli solo 1,7.
La flessibilità nei prezzi non risparmia neppure chi ha disturbi agli occhi. Loculista a Milano chiede in media 104 euro, a Torino si contiene e pretende circa 79 euro. E davvero non si capisce perché un bagnoschiuma a Firenze debba costare 2,66 euro contro l1,3 di Napoli.
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