Politica

L’autore Un mito popolare non può morire

I personaggi di carta nascono, proprio come i loro autori, ma non è detto che debbano morire. Nel caso del mio Martin Mystère, a dargli la personalità che ha è stata anche la voglia di creare un personaggio curioso e polivalente, che mi permettesse di sfruttare la mia biblioteca. E, in fondo, di non annoiarmi mai. Anche se non mi aspettavo certo di arrivare a 300 numeri (oltre 30.000 pagine, 40.000 se si contano i vari speciali). Martin Mystère morirà? Vi assicuro che, se per un miracolo continuerà a uscire ancora a lungo, se tra molti, molti, molti anni dovesse porsi il problema della «successione», io non mi opporrei a lasciare che ci sia qualcun altro a far proseguire il miracolo.
Secondo me se un autore decide di impedire che una serie che funziona ancora bene continui dopo la sua morte compie un atto di egoismo verso i suoi lettori. Posso però capire che possa temere che in sua assenza il suo personaggio venga completamente snaturato. Alcuni si sono fidati; altri hanno stilato precisi documenti notarili, e altri ancora hanno fondato fondazioni o sodalizi analoghi che garantiscono e tutelano una prosecuzione senza scosse o comunque con scosse limitate. Tra parentesi non è detto che un prodotto (soprattutto se seriale, e quindi necessariamente artigianale) peggiori se passa a un autore diverso da quello originale. A volte, addirittura, può migliorare: c’è una serie americana, Gasoline Alley, che continua dal 1918 (91 anni!) e, grazie ai nuovi autori, è ancora freschissima. Ottimi esempi di continuazione sono Tex e Diabolik in Italia, continuati e adeguati abilmente ai tempi da curatori molto attenti; il Professor Mortimer e Lucky Luke in Francia. Tintin, invece, si è concluso per sempre per espresso veto del suo autore Hergé; altre serie si sono interrotte semplicemente perché questi aveva una personalità e uno stile difficile da imitare. Nessuno, per esempio, tentò di continuare il poetico «Krazy Kat», che morì nel 1944 insieme al suo autore George Herriman.
Ad alcune serie le cose possono andare diversamente: possono cioè venire proseguite in modo di fare rivoltare il loro autore nella tomba, magari per adeguarle a nuove mode con cui non ha nulla a che vedere. In questo caso legalmente non si può fare nulla: se gli aventi diritto di Asterix decidessero di mettergli un costume da Superman e di farlo volare sarebbero pienamente liberi di farlo, così come gli aventi diritto di Corto Maltese potrebbero trasformarlo in un personaggio alla Schwarzenegger, Braccio di Ferro qualche sopruso lo ha subito: nei disegni animati, per motivi di political correctness, ha dovuto diventare per bene, rinunciare alla pipa e ai litigi con Bluto, è stato costretto a sposarsi per non vivere con Olivia da pubblico concubino, ed ha avuto un figlio divenuto immediatamente teenager compreso di skateboard. Per fortuna la legge sblocca i diritti del materiale dopo un certo numero di anni dalla sua uscita, e quindi chiunque potrà ricominciare a pubblicare le prime straordinarie storie del Popeye «vero».
Secondo me certi personaggi o certe opere – pochissimi, per altro - sono divenuti in un certo senso una sorta di patrimonio nazionale, e come tale dovrebbero essere tutelati.

Non ho idea di come si potrebbe impedirlo né se sarebbe giusto farlo, ma mi piacerebbe non correre il rischio di trovare Topolino nella casa del Grande Fratello.

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