L’avanguardia letteraria delle femministe indignate

Indignatissime, loro scendono in piazza, protestano, organizzano marce, e soprattutto scrivono libri, tanto li scrivono tutti. Tuttavia è un peccato che le autrici italiane indignate contro il potere maschile a questo punto non organizzino un bel gruppo letterario, una bella avanguardia femminil-futurista tipo i maschietti dei TQ, ai quali è bastato avere trenta e quarant’anni per fare un gruppo di trentenni e quarantenni. Almeno loro sono Indignate e sono Donne, potrebbero fondare le ID. Ma chi candidare tra le primarie delle ID?
Michela Murgia lo sappiamo, è stata la prima a indignarsi in tempi non sospetti per una questione di tette e prima del Rubygate, quando l’anno scorso Bruno Vespa alla finale del premio Campiello si lasciò scappare un complimento al decolleté della Avallone. Quest’anno la Murgia vuole coniugare donne e cristianesimo nel nome di Ave Mary perché da piccola, tra le esantematiche, ha avuto pure un’educazione religiosa. È sarda come la Soriga, la quale però è un uomo e quindi non può entrare.
Non se ne è accorto nessuno ma la Murgia, che sembra la versione senza orecchino di Niki Vendola o la versione virile di Antonio Scurati, ha copiato spudoratamente Il Vangelo secondo Maria di Barbara Alberti, altra femministissima perennemente indignata contro il potere maschile. Non è giovanissima, d’accordo, ma neppure datata come Dacia Maraini o Lidia Ravera o Natalia Aspesi, e ha scritto la sceneggiatura del film tratto dai colpi di spazzola di Melissa P.
La vera Melissa Panarello, invece, dopo aver denunciato lo sfruttamento economico del maschio Elido Fazi, si è intruppata anche lei nel business delle indignate per la mercificazione del corpo femminile (quando il suo non tirava più neppure su Panorama o su un articolo di Mughini), finché non l’hanno messa a fare la segnapunti alla lavagna del Premio Strega, come la Barale ma tra gli zombie del Ninfeo di Villa Giulia, il prossimo scatto di carriera è assegnare i posti al cimitero del Verano.
Tra le esponenti di spicco dell’indignazione d’autore non si può non dare un posto d’onore a Concita De Gregorio, l’inventrice dello slogan e annessa manifestazione Se non ora, quando? Non ho mai capito perché la risposta non poteva essere «MAI», in ogni caso è una frase sensata solo se inserita nella versione porno di Titanic dove lei la dice a lui mentre arriva l’iceberg. Se invece si intende come «il concetto di dignità femminile idealmente legato a quella nazionale» c’è da spararsi in qualche parte bassa non femminile. A parte questo non c’è dubbio: Concita dovrebbe stare nell’organigramma delle indignate come Marinetti ai futuristi. Tra l’altro, oltre a aver fatto diventare l’Unità femmina e poi più niente, è autrice del libro Malamore, sulle donne maltrattate dai maschi e che sopportano in silenzio il dolore, come si dice in un passaggio davvero toccante: «Le donne provano la temperatura del ferro da stiro toccandolo. Brucia ma non si bruciano».
Indignata è anche una tale Donatella Bersani, non la conoscevo, non credo sia la moglie di Bersani ma è come ti immagineresti la moglie di Bersani se non te la immaginassi uguale alla moglie di Prodi. La Bersani ha perfino contribuito a organizzare la Marcia mondiale delle donne ed è «attiva nel movimento delle donne italiano e europeo dalla fine degli anni Novanta» e non si sa cosa facciano di mestiere queste qui per essere così attive di qua e di là. Per Newton Compton ha pubblicato un libro intitolato proprio così, Indignate, e sottotitolato: «Oggi è il tempo delle donne, riprendiamoci il nostro corpo e il nostro cervello», e sottotitolato ancora: «È arrivato il momento di dire basta», e sì, direi che basta.
Tuttavia non posso dire chi è per me è la migliore di tutte e soprattutto per quali ragioni, devo trattenere il mio entusiasmo. Non posso esprimermi come vorrei perché una volta ho scritto che Beatrice Borromeo era molto sexy e mi ha denunciato indignata, un’altra volta ho scritto che la critichessa del Manifesto Gilda Policastro mi eccitava e ha minacciato di querelarmi indignatissima. Quindi mi limito a citare il curriculum di Giulia Innocenzi, la ragazza zero di Annozero, upgrading della Borromeo, perché leggendolo si capisce quanto meriti il successo. È tutto stampato sulla quarta del suo libro, perché adesso è una autrice, e è davvero educativo, altro che il curriculum della mia amata Nicole Minetti sulla quale tutti ironizzano. Invece Giulia «è nata il 13 febbraio 1984 a Rimini. Frequentando il liceo scientifico ha partecipato al programma di scambio culturale, passando un anno a Las Vegas, Usa. Ha condotto gli studi universitari presso la Luiss di Roma, conseguendo una laurea specialistica in Amministrazione Pubblica con una tesi sulla partitocrazia. Nel 2008 si è candidata come Segretario dei Giovani Democratici, vincendo in Valle d’Aosta, Trentino, Milano, Ferrara e altre città. Frequenta il Phd in Polical Theory alla Luiss e, con la tesi di dottorato, cercherà strumenti alternativi ai partiti per la partecipazione democratica dei cittadini».

Il libro allegato a questa fantastica quarta di copertina è edito da Editori Internazionali Riuniti (Giulia li deve aver conosciuti durante il suddetto anno trascorso a Las Vegas, Usa), e poiché l’autrice è pure lei molto indignata si intitola: Meglio fottere. E figuriamoci, io sono d’accordissimo con Giulia, cioè parliamone. Anzi, aggiungo: se non ora, quando?

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