L’«Avvenire» all’attacco: Pier è troppo utilitarista

RomaL’Avvenire boccia l’Udc. Il quotidiano dei vescovi, in un editoriale apparso ieri a firma di Sergio Soavi, mette sotto accusa la decisione di Pier Ferdinando Casini di porre l’«accento sull’utilitarismo» delle alleanze in vista delle elezioni regionali, piuttosto che salvare e difendere i valori cattolici cui l’Unione di centro fa espresso riferimento nel suo statuto. In questo modo - recita il fondo dell’Avvenire - si rischia di «indebolire la visibilità di un’ispirazione cristiana pur ufficialmente esibita». Secondo l’Avvenire, l’obiettivo di Casini di «esercitare una significativa centralità politica», rifiutando a priori «intese globali e subalterne», «a conti fatti pare però sia stato gestito puntando più a un risultato numerico atteso (e naturalmente non garantito) che all’affermazione di un’autonomia politica basata su valori esplicitamente proclamati». Soavi fa notare anche che è la prima volta, negli ultimi tre lustri, che le regionali sono caratterizzate dalla presenza ondivaga di un terzo «polo» che - a seconda della situazione contingente - sceglie un’alleanza piuttosto che un’altra. Il giornale dei vescovi italiani non manca di far notare che questa «politica» comporta anche situazioni paradossali. Come quella di schierarsi a fianco dei radicali di Pannella e Bonino in Piemonte. Proprio là dove, come ricorda sempre l’Avvenire, l’Udc ha condotto negli ultimi anni «battaglie asperrime» contro «l’orientamento laicista e lassista sulle questioni eticamente sensibili» della giunta guidata da Mercedes Bresso.
La politica dei due forni scelta da Casini tradisce, insomma, molte contraddizioni. Non solo secondo il quotidiano della Cei. Anche il ministro Sandro Bondi, coordinatore del Pdl, rimarca infatti queste incongruenze plaudendo al monito lanciato dal quotidiano dei vescovi italiani. «Per essere protagonisti o quantomeno partecipi del cambiamento dell’Italia, occorre avere una politica coerente, fondata sui valori e non sull’opportunismo» spiega Bondi. All’Avvenire e a Bondi replica il segretario dell’Udc. «Certamente, anche un partito di ispirazione cristiana come l’Udc non ha il dono dell’infallibilità - afferma Lorenzo Cesa -. In compenso siamo confortati dal fatto che quello stesso dono sembra possederlo l’onorevole Bondi, che ci impartisce ogni giorno disinteressate lezioni finalizzate a dimostrare che per essere buoni cattolici bisogna arruolarsi alla corte di Berlusconi». Anche Davide Torrini, coordinatore regionale dell’Udc in Emilia-Romagna, accetta umilmente la critica del quotidiano diretto da Marco Tarquinio. «Il nostro partito ha grande rispetto per i giudizi di Avvenire anche quando non li condivide». Tuttavia, aggiunge ironico, «non capiamo perché le stesse critiche non ci furono rivolte per Tondo, governatore di centrodestra del Friuli che appoggiamo, che fu colui che invitò Beppino Englaro nella clinica di Udine per far morire la povera Eluana».


In hoc signo vinces: dalla bocca di Costantino a quella di Casini. Una parabola discendente per uno slogan che voleva essere esaltante per i difensori della cristianità e che oggi diventa «legge» per i fedeli persecutori della politica del calcolo.

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