Stefano Zurlo
da Milano
Prima contro i magistrati di Milano, ora contro i giornalisti che avevano raccolto il suo sfogo. Lavvocato inglese David Mills smentisce attraverso il suo legale il Sunday Telegraph e si rimangia, almeno in parte, le parole che gli erano state attribuite domenica dal giornale inglese. Mills aveva parlato di una falsa confessione, estorta da due magistrati «molto ostili», che «giocavano a fare il poliziotto buono e cattivo», dopo 10 ore dinterrogatorio. Passano 24 ore e arriva il contrordine: «I Pm di Milano non mi hanno estorto nessuna confessione, io non mi sono mai espresso in quei termini».
Che cosa vuol dire Mills? Non è facile rispondere, anche se su un punto il legale sembra avere le idee chiare e non oscilla: non centrerebbero nulla con Silvio Berlusconi i 600mila dollari per cui la Procura di Milano lo accusa di corruzione in atti giudiziari insieme al premier. Tutto il resto, però, è avvolto da un alone di indeterminatezza. Mills, per ora, se la cava con lintramontabile tesi dellequivoco. «Mills - spiega lavvocato Federico Cecconi - mi ha riferito di aver parlato con dei giornalisti ma di non aver mai usato le parole in questione». Lintervista in cui Mills attaccava appunto a testa bassa la Procura di Milano che ha appena chiuso unindagine delicatissima: quella in cui sipotizza che il Cavaliere abbia comprato la sua benevolenza, pilotando due testimonianze nei processi All Iberian e Tangenti alla Guardia di finanza. «Linterrogatorio - aveva rivelato Mills al Sunday Telegraph - è durato 10 ore. I Pm erano molto ostili. Alla fine mi hanno rifatto le stesse domande, e ho detto: Mettete per iscritto qualcosa, e firmerò. È stata una classica confessione forzata. Volevo solo uscire da quella stanza. Erano terribili».
Ora il marito del ministro britannico della Cultura Tessa Jowell innesta la retromarcia: «Io spero - afferma Cecconi - che si sia trattato di un semplice equivoco e non di una strumentalizzazione da parte dei giornalisti. Si trattò di un lunghissimo interrogatorio ma tutto si svolse nella massima correttezza. Inoltre sarebbe stato assurdo segnalare eventuali anomalie a oltre un anno e mezzo da quellatto istruttorio». Avvenuto il 19 luglio 2004. Nel corso di quella deposizione, i Pm avevano mostrato a Mills la prova più clamorosa: una sua lettera scritta al fiscalista Robert Drennan in cui chiamava in causa proprio Berlusconi, per il tramite del manager Fininvest Carlo Bernasconi, oggi scomparso. Certo, ammette Cecconi, quel documento è «sconcertante», ma «bisogna inquadrare il tutto nel momento particolare che Mills stava vivendo allepoca». Mills, comunque, ritrattò. Ora il suo avvocato chiama sì in causa Bernasconi, ma «come persona. Insomma, quei soldi non centravano con la Fininvest e Berlusconi. Sono state individuate le società da cui queste somme hanno avuto origine e i trust che sono stati alimentati e non vi è traccia alcuna di Fininvest».
Mills, peraltro, corregge Berlusconi su un punto.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.