Politica

L’avvocato di sinistra che non si fida dei giudici

Vincenzo Siniscalchi, presidente ds della Giunta per le autorizzazioni a procedere: «Certi episodi mi fanno dubitare della loro serenità»

Giancarlo Perna

Chiacchierando salta fuori che è stato lui quindici anni fa a fare condannare Indro Montanelli per ingiurie a Ciriaco De Mita. Fu quando il Superdirettore del Giornale ebbe l’uzzolo di scrivere che De Mita era un capobastone. Invelenito, Ciriaco corse dall’illustre avvocato Vincenzo Siniscalchi e gli disse: «Faggiamogliela bagare».
Il medesimo Siniscalchi è ora davanti a me, ma in tutt’altra veste che di principe del Foro napoletano. Da dieci anni è deputato ds e presiede in questa legislatura la giunta per le autorizzazioni a procedere contro i parlamentari.
«I due poi si riappacificarono quando Montanelli passò dalla nostra parte contro Berlusconi», sorride Siniscalchi considerando con filosofica saggezza i casi della vita. È un distinto signore più che settantenne, con pettinatissimi capelli bianchi e il viso affilato dei morigerati.
«Lei è ds ma anche amico di dc come De Mita», osservo.
«Data la mia lunga vita professionale ho estimatori ovunque», dice Siniscalchi che parla a voce bassa, tiene la stanza in penombra e sprizza da ogni poro idiosincrasia per gli eccessi.
«È in politica per noia della professione?», chiedo.
«Da anni premevano sia Dc che Pci. Col maggioritario ho voluto provare. È stato Gargani a indurmi».
«Giuseppe Gargani di Forza Italia?», stupisco.
«Allora era a sinistra col Ppi. Ho aderito ai Ds e mi sono presentato nel collegio di destra Vomero-Chiaia-Posillipo. Per la mia notorietà di avvocato ho avuto i voti anche dei moderati».
«Sinistro fin da piccolo?».
«Vengo dalla tradizione opposta. Mio padre, Francesco Saverio, grande avvocato, busto a Castel Capuano, aveva creduto nel fascismo», dice con solennità, quasi per indorare la pillola.
«Ne ha fatta di strada lei, partendo da un papà fascista!».
«Papà fu poi amato anche dagli antifascisti per la coerenza ai suoi ideali di Nazione. Era di quegli uomini formati su Papini, Prezzolini, D'Annunzio. Mai settario. La sola delle sue qualità nelle quali mi riconosco anche io».
«E lei in tutto questo?», chiedo.
«Respiravo un clima in casa e un altro fuori. Il professore che ho più amato era del Partito d’azione. Il mio più grande amico mi avvicinò al cinema. Ho fatto a lungo il critico cinematografico come pubblicista. Mio padre che non condivideva niente di quel che facevo, diceva: “Col cinema infeudato alla sinistra, chiaro che lo sei anche tu”».
«Votava a sinistra di nascosto?».
«Talvolta non ci andavo per rispetto di mio padre che votava Msi. Sognavo il socialismo nazionale, per conciliare il nazionalismo di papà con la mia vocazione socialista».
«Oggi, sareste su trincee opposte».
«Papà non avrebbe potuto identificarsi con questa destra. Lo dico con tutto il doveroso rispetto per Berlusconi», aggiunge con garbo e non per compiacere il cronista del Giornale, ma perché lui è fatto così. È un tipo più da Camera dei Lord che da Montecitorio.
«È in Parlamento in quanto avvocato di partito?».
«Negli anni ’70, ho difeso i Nuclei proletari armati e Petra Krause. Ma anche imputati di destra. Mai stato avvocato di partito».
«Che pensa dei colleghi che identificano professione e appartenenza politica, come Ghedini a destra e Calvi a sinistra, per limitarci a due?», chiedo.
«Li rispetto entrambi, ma sono lontano da chi unisce impegno parlamentare e professionale. Quando entro in Parlamento sono un legislatore».
«Avrebbe potuto militare nel Pci?».
«Non mi piace la parola militare, sono un indisciplinato. Avrei potuto essere indipendente di sinistra, questo sì. Apprezzavo Enrico Berlinguer e i suoi strappi dall’Urss».
«Nella sua vita lei ha attinto alla virtù borghese del darsi da fare. Però si è schierato coi Ds dove vige il buonismo: casa gratis, lassismo, occhio di riguardo per i furori giovanili», provoco.
«Io ho scelto i valori migliori della sinistra: la giustizia sociale. Il lassismo di cui lei parla, mi è estraneo».
«Se dicessi che tutta la violenza degli ultimi 20 anni è di sinistra - omicidi brigatisti, violenza tipo il G8, ecc. - lei che direbbe?».
«Che la sua domanda è frutto di un equivoco. Anche Fassino è stato oggetto di una sconsiderata aggressione al corteo per la pace da parte di personaggi inqualificabili... ».
«Gente vostra e che vi vota».
«Sono contro la generalizzazione della sinistra. Noi siamo la sinistra legale. I no global non hanno alcuna continuità con la nostra sinistra democratica».
«Vostri anche gli studenti che hanno impedito a Fini, Alemanno e all’ambasciatore di Israele di parlare all'università» insisto.
«È inaccettabile questa confusione. Mi meraviglio che la faccia un giornalista come lei».
«Accetti la realtà», dico duro.
«Il mio gruppo è presieduto da Violante che non fa sconti a nessuno», taglia corto Siniscalchi, seccato. Per cortesia, cambio tono.
Lei presiede la giunta per le autorizzazioni. Il reato che va per la maggiore tra i parlamentari?
«La diffamazione a mezzo stampa, tv, comizi. Abbiamo concesso l’autorizzazione solo nel caso di Sgarbi con l’ex ministro Urbani. Respinte invece all’unanimità le richieste di arresto, avendo intravisto un fumus persecutionis dei magistrati contro i parlamentari in quanto tali».
Se la magistratura fosse più imparziale, vi fareste meno scrupolo di autorizzare i processi?
«Certo. Ma alcuni episodi fanno dubitare della serenità di giudizio nei magistrati».
Berlusconi è stato accusato perfino degli omicidi Falcone e Borsellino. C’è stato accanimento?
«Accolgo sempre con soddisfazione le assoluzioni e constato che sono pur sempre i giudici a pronunciarle. Non posso però parlare di accanimento finché il magistrato non è condannato. Gli imputati hanno i mezzi per denunciare i magistrati presunti accaniti. Non risulta che Berlusconi lo abbia fatto».
Orgoglioso di avere Di Pietro come alleato?
«L’ho conosciuto difendendo dirigenti Fiat durante Tangentopoli. Mi ha più deluso il Gip, Ghitti, che il pm Di Pietro. Mai una volta che Ghitti abbia preso una decisione difforme dalle richieste del Pm».
Che idea ha della magistratura?
«Ci sono preparati e dormienti, affidabili e prevenuti. Ma molte storture dipendono da un processo penale fatto apposta per non essere celebrato. Si chiama processo perché dovrebbe procedere. Invece, è imbrigliato dalle lungaggini».
Si è occupato anche del triste capitolo delle intercettazioni.
«Essenziali per le indagini, ma esorbitanti. Bisognerebbe potenziare altre prove: testimoniali, scientifiche, documentali. Sono contro le scorciatoie probatorie, per dirla con Falcone».
Il governo ha varato una legge che limita la divulgazione delle intercettazioni. Ci voleva?
«Certamente. Ma, come spesso accade con questo governo, è stato un mero annuncio».
Quando ha letto il «ti darei un bacio in fronte» di Fiorani a Fazio, ha trovato peggiore il bacio o la violazione della privacy?
«La divulgazione è grave. Ma il linguaggio deprimente. Uso un eufemismo da cittadino paziente, quale mi reputo».
Anche lei, che pure è pubblicista, ha fatto nulla contro lo scandalo delle querele per diffamazione contro i giornalisti.
«Sbaglia. Ho proposto la modifica che decarcerizza... ».
Orrore.
«... che evita il carcere per la diffamazione e blocca le citazioni miliardarie che affossano l’editoria. Il testo è però insabbiato al Senato».
È la lobby degli avvocati parlamentari che lucra sulle querele.
«Non volevo dirlo, ma è così. Avvocati di destra e di sinistra».
La sua città è la peggiore d’Italia per delitti e degrado. La sinistra la governa da decenni.
«Per Napoli dovrebbero mobilitarsi tutte le forze politiche. Contrapponendosi non si risolve nulla. Il sindaco Jervolino, persona onesta, fa del suo meglio, ma si deve andare oltre la personalizzazione».
La Campania è mondialmente nota per le immondizie. Gente che preferisce i depositi camorristici a cielo aperto ai moderni inceneritori.
«Un fenomeno grave e un’inaccettabile impotenza dei pubblici poteri».
Il ds Bassolino in testa.
«Penso che potrà fare di più quando avrà, se vinceremo, un governo nazionale amico».
Accusa il governo Berlusconi?
«Pisanu ha fatto la sua parte. Ma ci vuole maggiore continuità nei controlli di polizia e, per questo, ci vogliono soldi. La responsabilità del governo è avere tagliato fondi alle Regioni».
Almeno una cosa buona il governo l’ha fatta?
«Il divieto di fumo. Onore al ministro Sirchia. Nella giustizia ha fatto solo danni».
Che pensa del Cav?
«Eccezionale come imprenditore e per doti di intuito mediatico. Il suo difetto, è una crisi di identità: confonde le istituzioni con l'aziendalismo».
La soddisfa Prodi?
«Prodi va bene, ma non amo il liderismo. Ho fiducia nell’intera squadra che avrà attorno, da D’Alema a Fassino a Enrico Letta».
Bertinotti vuole la patrimoniale, altri di voi più tasse sulle rendite, tutti il ripristino dell’imposta di successione. Ci tartasserete?
«Ci sarà più equità fiscale e una seria lotta all’evasione. Poi, dal terzo anno, ci potranno essere riduzioni».
Ma va là!
«Ci proveremo».
Bobo Craxi è tra voi. Avete tanto faticato ad annichilire il padre e ora vi ritrovate il figlio.
«Quel “voi”, è un plurale che non mi riguarda.

Sto con Bobo che dice: “Avanti a sinistra, senza essere prigionieri del passato”».

Commenti