da Milano
LAvvocatura della Corte di giustizia europea è scesa in campo ieri nella vicenda della quota del Comune di Milano in Aem e del numero dei consiglieri assegnati al Comune stesso. Quando infatti il Comune era sceso al 33,4% del capitale di Aem cedendo circa il 17% delle azioni, aveva preventivamente modificato lo statuto societario per conservare il controllo del cda, suscitando le ire dellopposizione e le proteste degli azionisti che avevano fatto ricorso al Tar. Secondo lAvvocatura Ue, che ha espresso infatti un parere al Tar della Lombardia, la governance viola il diritto comunitario in materia di libera circolazione dei capitali. «Larticolo 56 della normativa comunitaria contrasta con quella italiana che permette a un ente pubblico che è in possesso di quote azionarie pari, in questo caso, al 33,4% del capitale di unimpresa privatizzata, di conservare il potere di nominare la maggioranza assoluta dei membri del cda». In altri termini: una quota di minoranza del capitale non dà diritto ad avere la maggioranza dei consiglieri. «La precedente amministrazione ha ceduto le azioni dopo aver modificato lo Statuto, pur sapendo che non cera una base legale - accusa il consigliere comunale Ettore Martinelli (Ulivo) -: lex sindaco Albertini ha fatto con il patrimonio milanese una cosa che grida vendetta dal punto di vista giuridico e ne avrà la responsabilità politica ed economica». Secondo alcune fonti vicine alla vicenda, tuttavia, la soluzione potrà venire almeno in parte dalle novità che si stanno profilando per il capitale Aem. Il presidente e ad Giuliano Zuccoli, presentando il piano industriale, aveva chiesto infatti che in Aem fossero fatte confluire la gestione delle acque di MM e quella dei rifiuti dellAmsa.
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