Gli americani vedono troppi film. Americani. Basta scorrere l’elenco dei cento personaggi più influenti del mondo, pubblicato sull’ultimo numero di Time, per comprendere quali sono i cinematografi della vita frequentati negli Stati Uniti. Sorprese, conferme, esclusioni clamorose, promozioni inaspettate, gente che va, gente che viene. Cento, dunque, tra uomini e donne, divisi per classi, come si fa a scuola il giorno dell’appello: di qua i leaders e i rivoluzionari, di là gli scienziati e gli intellettuali, più indietro gli artisti e gli intrattenitori, quindi i costruttori e i titani (davvero così li chiamano, oh yes!) e potevano mancare gli eroi e i pionieri, nella terra di zio Sam? Giammai. Le classifiche sono fatte per dividere, provocano discussioni, aprono dibattiti, accendono polemiche. Se poi quelli del Time soffrono di amnesia allora la reazione è clamorosa. Si sono dimenticati del Papa. Al massimo ha l’influenza ma non è influente, a New York la pensano così.
A Benedetto XVI, reduce dal viaggio tra stelle e strisce, non è bastato pregare a Ground Zero, il Time lo ha cacciato tra i sotto zero, niente, nemmeno un asterisco, nonostante le ola della folla, nonostante il grande pellegrino di Roma abbia raccolto onori e atti di fede. Il suo messaggio non è stato recapitato sulla linea dell’utente desiderato, basta leggere i nomi e i cognomi dei cento concorrenti di questo grandioso Grande Fratello yankee. Benedetto XVI è stato surclassato dal Dalai Lama che si è meritato il primo posto della lista, ovviamente tra i leaders e i rivoluzionari. Tra i vip religiosi Bartolomeo I, patriarca di Costantinopoli, si è guadagnato un posto senza fatica eccessiva e con lui anche il leader religioso e politico iracheno Moqtada al-Sadr.
Joseph Ratzinger non è entrato in corsa, il successore di Giovanni Paolo II, deve fare i conti con una eredità pesante, per gli americani il papa tedesco non ha la stessa dolce umanità del polacco santo, la sua lingua madre, i suoi occhi di ghiaccio, la sua postura rigida non ne fanno un pastore mite, carismatico, insomma un protagonista influente della vita mondiale. Il sistema di nomina del Time, da show televisivo, lascia giustamente fuori dal palcoscenico Benedetto XVI. Padre Federico Lombardi, direttore della sala Stampa del Vaticano, liquida la questione con ironia sottile: «Mi fa molto piacere che il Papa non sia nell’elenco dei 100 personaggi più influenti perché vengono utilizzati criteri assolutamente estranei a valutazioni sull’autorità morale e religiosa del papa. È difficile fare paragoni e graduatorie con caratteristiche così eterogenee e trovo positivo non confondere il tipo di autorità e di servizio del Papa con altri criteri mondani». Fine della trasmissione, a San Pietro hanno già cestinato il Time.
Non ci resta che il divertimento, con in mano un sacchetto di pop corn e un bicchiere di coca cola. In alto i cuori rossoneri per Ricardo Kakà, citato, descritto, raccontato e dunque eletto, non trascurate il dettaglio, come personaggio influente da Kesey Keller, calciatore del Fulham, americano di nazionalità, affascinato dal campione rossonero. Non opere di bene, non impegno sociale ma un dribbling, un gol, un assist ed ecco che si sono aperte le pagine del Time. Così come per Pistorius e Agassi, Armstrong e la golfista Ochoa, a completare il gruppo degli sportivi? No, degli eroi e pionieri, pensate un po’. Per fortuna ci sono anche menzioni davvero emozionanti e commoventi, direi i coniugi Bob e Suzanne Wright veri eroi, loro sì, per sensibilizzare l’opinione pubblica sui problemi dell’autismo.
Ma tra gli eroi ci sono anche Brad Pitt e la signora sua Angelina Jolie, e il festival chiama Bruce Springsteen e Peter Gabriel, i Radiohead e lo stilista Karl Lagerfeld, Mariah Carey e quel furbetto del lago di Como, l’amico di Veltroni, al centro della foto in copertina, George Clooney, uno su cento ce la fa. Benedetto XVI prega per loro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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