L’ebreo errante cade in «Tentazioni»

Il capolavoro jiddish di Israel J. Singer, fratello di Isaac, premio Nobel nel 1978. Fra classica ironia ebraica e conflitti di ordine psicologico

L’ebreo errante cade in «Tentazioni»

Dobbiamo a un piccolo ma raffinato editore la riproposta di un capolavoro scritto in lingua jiddish nel ’32: Yoshe Kalb e le tentazioni. L’autore è Israel Singer (1893-1944) fratello del premio Nobel del 1978 Isaac, e la casa editrice è la milanese «Carte scoperte» che, in un anno di attività, si è affermata grazie alle sue scelte per intenditori. La dirige, insieme con un’équipe di appassionati bibliofili, Mauro Cerana, libraio noto in Milano in corso di Porta Romana 51, con l’intento di «pubblicare buona narrativa italiana di genere vario, e volumi fotografici illustrati». Nell’elegante collana «Città sulla carta» sono usciti finora volumi dedicati alla vecchia Milano con testi di Quasimodo, Vittorini, Savinio e illustrazioni inedite provenienti da archivi privati. La casa editrice, inoltre, come dichiara il suo direttore, «si occupa di riscoprire e riproporre al pubblico romanzi e autori ingiustamente dimenticati». E questo è il caso di Israel J. Singer e del suo Yoshe Kalb.
Uscito a New York nel ’32, considerato un capolavoro della lingua jiddish (tradotto però anche in inglese) il romanzo diventò un bestseller ed ebbe fortuna anche nella versione teatrale. A questo primo seguì, nel ’35, un secondo romanzo che ebbe molto successo anche da noi, I fratelli Ashkenazi, ma la morte precoce dell’autore, la fama del fratello, il disinteresse delle grandi case editrici che, dopo una prima edizione italiana intorno agli anni Cinquanta, non lo hanno più ristampato, hanno lasciato cadere nel dimenticatoio Israel Singer e la sua opera.
Ambientato in Galizia, quella parte della Polonia un tempo fittamente abitata da ebrei, il romanzo narra una storia vera e racconta di un personaggio realmente vissuto, il ricco e colto Nahum (genero del potente rabbino di Nyesheve) che a un certo punto della sua vita cambia il suo nome in Yoshe e decide di vivere da ebreo errante. Con la sua aspirazione al misticismo riuscirà a mettere in subbuglio l’intero mondo chassidico, un mondo dal quale Singer proviene e sa descrivere nella irripetibile vivacità dello jiddish, nell’esuberanza dei suoi personaggi, nelle norme che governano la comunità. Le tentazioni che mettono a dura prova il giovane Kalb fino a sconvolgergli la vita sono quelle sessuali, tentazioni alle quali il suocero, assai poco mistico, cede senza problemi, innamorato, alla sua età, di una ragazzina di sedici anni.
Da quel senile incapricciamento, che indurrà il rabbino a sposarsi per la quarta volta, il romanzo prende l’avvio e mostra le differenti conseguenze dell’accecamento amoroso. Ridicole, pur nella delusione cocente, quelle del vecchio patriarca (gustosissima la scena della prima notte di nozze) drammatiche quelle del giovane. Attratto irresistibilmente da Malka, la seducente moglie del suocero, che ora gli è anche matrigna, Nahum finirà per cedere ai sensi e, non sapendosi perdonare la sua debolezza, lascerà casa e famiglia e andrà per il mondo interrogandosi sulla propria identità.

Ma chi è stato, in realtà, questo personaggio che ha saputo vivere da ricco e da vagabondo, che ha aspirato alla purezza ma non ha resistito alla passione, che si è comportato in modo da farsi credere tonto pur essendo uno studioso coltissimo? Fulcro di contraddizioni che non riesce a comporre, quest’uomo alla ricerca di un irraggiungibile equilibrio è anche l’emblema dei conflitti psicologici che la psicoanalisi cominciava a mettere in luce.

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