L’«Economist»: in Italia nel 2007 la crescita più bassa del mondo

Il Pil sarà fermo all’1,3, peggio solo Zimbabwe e Islanda

L’«Economist»: in Italia nel 2007 la crescita più bassa del mondo

da Roma

Appena superiore a quella dell’Islanda e dello Zimbabwe. Questa sarà nel 2007 la dinamica del pil italiano. La previsione viene dall’Economist, che conferma per quest’anno una crescita dell’economia dell’1,3%: stima già formulata dal governo sia nella Relazione previsionale e programmatica sia dal Programma di stabilità.
La precisazione non è ininfluente. I due documenti di finanza pubblica già scontano l’effetto della Finanziaria sull’economia reale. Vale a dire che lo stesso governo è conscio dell’effetto recessivo della manovra economica: tant’è che la crescita del 2006 è stata dell’1,7%; e quella di quest’anno dell’1,3%. Nonostante dati (ufficiali) del genere, il presidente del Consiglio commenta: questa Finanziaria farà ripartire l’Italia.
Il settimanale inglese, però, non si limita a fotografare i dati macroeconomici di ogni singolo Paese. Li mette a confronto con quelli di mezzo mondo, una sessantina di Paesi per l’esattezza. E l’Italia è al terz’ultimo posto: appena sopra l’Islanda, che crescerà quest’anno dello 0,5%; e dello Zimbabwe, per il quale è prevista una recessione che rallenterà il pil di quasi il 3%.
Tutti gli altri Paesi, industrializzati e meno, sopra.
Come al solito, vola l’economia cinese anche nel 2007, per la quale l’Economist stima una crescita del 9,4%. Ma nel complesso sono le ex repubbliche sovietiche a registrare in media un forte aumento del pil. L’Azerbaigian, per esempio, vedrà l’economia interna crescere a ritmi del 18%, il Kazakistan appena sotto il 10%; idem l’Estonia e l’Armenia. La Russia è quella che registrerà l’andamento più lento (si fa per dire): + 6,5%.
Aumenti intorno al 10% verranno registrati anche da alcune economie africane, come quelle del Sudan, dell’Angola, della Mauritania, della Liberia. Mentre quella egiziana registrerà un incremento del 5,4% (così come quella saudita), ed Israele segnerà una crescita del pil del 4,2%, come quella sud africana.
Rallenterà la sua corsa l’economia argentina, che segnerà un pil passare dall’8,7 al 6,3%; quasi raddoppierà la velocità di crescita di quella cilena (dal 2,9 al 5,3%); dimezzerà la velocità di crescita di quella venezuelana, che scenderà dal 10,2 al 5,5%. Resterà sopra al 3% quella brasiliana.
Le Tigri asiatiche rallenteranno leggermente la corsa della crescita (comunque resteranno con trend superiori al 4%), mentre frenerà la crescita indiana (dal 9,2 al 7,4%), mentre resterà stabile quella del Pakistan, intorno al 6,6%.
E l’Europa? Resta la grande malata della crescita. La Repubblica ceca è l’unica a crescere - con la Polonia - sopra il 4%. Nell’area euro, invece, la palma dell’economia più dinamica spetta alla Grecia, con una previsione di crescita del pil del 3,5%. La stessa Spagna si deve accontentare di un’economia che rallenta dal 3,8% del 2006 al 2,9% di quest’anno.
Francia, Belgio, Austria ed Olanda saranno tutte intorno al 2% od oltre (lo stesso livello degli Stati Uniti, al 2,2%). La Germania crescerà dell’1,5%. E l’Italia chiude la classifica europea e dei Paesi G-7 con l’1,3%.

E sempre l’Economist ricorda, in un servizio della settimana scorsa, il commento sulla situazione economica interna fatta dal World economic Forum: la competitività italiana è scesa sotto la media europea, fatta eccezione della Polonia.

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