L’effetto valanga sullo sci azzurro Tomba: «Ma l’adrenalina dov’è?»

Blardone e Rocca stravincono, ma sono senza sponsor principale e il pubblico latita. Alberto: «Fanno gag belle ma studiate a tavolino, io ero un casinista istintivo»

Maria Rosa Quario

da Pila

In pista sarà anche valanga azzurra, i risultati dell’inizio stagione parlano chiaro, ma chi ha vissuto gli anni d’oro della prima valanga azzurra e soprattutto quelli della valanga Alberto Tomba non può tacere la verità. Lo sci che vince piace, i giornali si stanno riempiendo di titoloni, foto e complimenti, ma l’atmosfera attorno alle piste non ha niente a che vedere con quella di trenta, venti o dieci anni fa.
Pila, parallelo di Natale, tradizionale appuntamento organizzato dallo sci club Selvino, da due anni in collaborazione con la regione Valle d’Aosta. Ci sono gli eroi dell’Alta Badia Blardone e Simoncelli, c’è Kristian Ghedina, c’è un fantastico stadio addobbato a festa con babbi natale e pupazzi di neve gonfiabili, c’è una strada che arriva a cinquanta metri dal parterre, ma il rumore, la passione e l’entusiasmo non mettono i brividi. Di appassionati ce ne sono, i ragazzini degli sci club valdostani fanno il tifo convinti e pure la coda per un autografo, ma Alberto Tomba, spettatore della gara femminile vinta dal talento 17enne Camilla Borsotti, si guarda in giro sconsolato: «È triste dirlo, ma ai miei tempi era diverso. I duemila di stasera erano ventimila, i quattromila dell’Alta Badia quarantamila».
Come dargli torto? Ricordiamo bene l’adrenalina che procurava la sua presenza quando calzava sci e scarponi e non doposci, ricordiamo l’elettricità che c’era nell’aria, l’onda d’urto che ogni suo movimento causava sulla folla, i pericoli che si correvano se si tentava di stargli vicino. «Non sta a me spiegare il perché di questo fenomeno» osserva Alberto chiuso al caldo della sala stampa, mentre dalla finestra un gruppetto di bimbi lo tiene d’occhio per bloccarlo all’uscita. «Anche gli atleti di oggi sanno entusiasmare con trovate carine come quella del mantello di SuperMax, ma sembrano atteggiamenti studiati a tavolino più che dettati dall’istinto. Io divertivo proprio perché sapevo improvvisare con battute, filastrocche e cavolate miste. E sono stato il primo a farlo, per il mondo dello sci fu una rivoluzione!».
Va beh, però è innegabile che la squadra azzurra maschile in questi mesi stia facendo faville, Rocca è forte, no? «Ma hai visto che prima pagina sulla Gazzetta dello Sport? A me nemmeno quando ho vinto l’oro olimpico!». Non sarà mica geloso, per caso? «Certo che no, sono anzi felicissimo per Giorgio, che sta dimostrando una sicurezza impressionante, ogni periodo ha i suoi campioni, io resto Alberto Tomba e quello che ho fatto non si cancella, auguro con tutto il cuore a Rocca di continuare così e, soprattutto, di vincere anche al Sestriere».
Rocca ieri non ce l’ha fatta a salire a Pila, era proprio al Sestriere, a provare le piste olimpiche, soprattutto quella per lui inedita della discesa, in previsione della combinata. Un anno fa, la finale del parallelo di Natale era stata fra lui e Max Blardone, e a vincere era stato il gigantista sullo slalomista. Stavolta la vittoria se la sono giocata due gigantisti, Simoncelli e Schieppati, che ha perso per appena cinque centesimi dopo una sfida molto bella.
Ospite della serata, eliminato nei quarti proprio dal vincitore, un vecchio amico dello sci italiano e del parallelo di Natale, lo sloveno Jure Kosir, ancora in pista a 33 anni con la speranza di esserci pure nello slalom olimpico.

E proprio lui, che ha vissuto da protagonista gli anni d’oro di Tomba, emette una sentenza sulla differenza fra oggi e allora: «L’Italia ha grandi sciatori, Rocca è fantastico, ma Tomba è stato un personaggio unico, se ne cercate uno come lui non lo troverete mai più. È però ingiusto e pure scandaloso che due vincenti come Giorgio e Max siano senza sponsor».

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