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L’eleganza di Valentino è tutta in un graffito Miu Miu è cappa e spada

L’arte di Basquiat ispira il re degli stilisti italiani. Miuccia Prada recupera le avventure di Angelica

Daniela Fedi

da Parigi

Valentino gioca la carta dell’arte di strada con Jean Michel Basquiat, invece Miuccia Prada punta su Angelica, eroina dei romanzetti di Anne e Serge Golon, per raccontare le strane bambole del futuro di Miu Miu. Come se questo non bastasse Antonio Berardi prende dal mazzo la donna di picche che in ogni caso è difficile da giocare, mentre Alber Elbaz di Lanvin e Marc Jacobs di Vuitton sparigliano tutti i giochi con le classiche icone dell’alta moda francese servite sul piatto della modernità. Ieri a Parigi c’è stato un indimenticabile finale di partita per le sfilate del prossimo inverno. Da oggi i giochi si spostano sui tavoli dei compratori dove nessuno può permettersi di sbagliare perché le puntate costano care, a ogni «fiche» corrispondono centinaia di Euro.
L’ultimo pittore maledetto, il primo a trasformare i graffiti della rabbia metropolitana in arte pura, approda a sorpresa sulla passerella di Valentino. Il più soave dei nostri stilisti, un vero signore che passa la vita a chiedersi «come posso render più belle le donne?» si ricorda di quando Basquiat andava a prendere una modella di nome Leslie e puntualmente si addormentava nei corridoi del suo atelier. «Povero ragazzo» commenta rivelando di possedere ben tre opere dell’artista scomparso nel 1988. Quei segni violenti e bellissimi saranno da oggi sotto gli occhi di tutti perché Valentino li ha stampati e ricamati su alcuni dei suoi nuovi modelli da sera. Il bello è che questa è solo una parte di una collezione vasta e articolata oltre che dominata dal nero (colore-simbolo della modernità) in molti casi spezzato dal bianco (colore-principe della grafica contemporanea). Il capo più nuovo? Un doppio cappotto sotto bianco e sopra grigio asfalto, in morbidissimo mohair. Il capo più bello? Un abito da sera corto con il corpino in velluto nero che tratteneva un trapezio di seta stampata ad arte corto e perfetto come solo un grande couturier sa fare. Bellissime tutte le borse tra cui la nuova «Diva» che impazzerà sui tappeti rossi di tutto il mondo e fenomenale la scenografia della grande scalinata marmorea su cui si fermavano a quadro le 40 modelle per poi scendere e sfilare a passo svelto in passerella.
Sul fronte regia, comunque, nessuno può battere la prima sfilata parigina di Miu Miu che si è svolta in 14 stanze (la maggior parte delle quali piccole come alcove), disseminate sui tre piani del meraviglioso ristorante Lapérouse costruito nel 1766 dal sorbettiere del Re Sole. «Location più suggestiva non si poteva trovare» dicevano i trecento invitati tra cui un esercito di celebrità come Catherine Deneuve, Charlotte Casiraghi, Isabelle Huppert e molti stilisti tra i più osannati di Francia: Azzedine Alaia, Olivier Theyskens, Stefano Pilati e Gilles Dufour. «Ho ricevuto tante dimostrazioni d’affetto e simpatia dai miei colleghi, la loro accoglienza a Parigi mi ha davvero emozionata» ha detto la grande signora della moda italiana annunciando il definitivo trasferimento da Milano di Miu Miu e smentendo le voci su un’analoga mossa per Prada. Tornando alla moda stavolta siamo davvero davanti al mai visto: la cosa più bella del mondo per chi si occupa di vestiti. Infatti nella collezione c’era qualcosa del barocco francese: abiti e gonne a palloncino, in broccato dipinto ma anche in solida lana comunque rigirata fino a formare un piccolo panier sulle gambe vestite solo da calze coprenti. Ai piedi comparivano senzazionali scarpe con l’altissima zeppa intagliata come una cornice oppure strepitosi scarponcini da Telemark che ricordavano l’eleganza austroungarica dei costumi tirolesi. «Su tutto questo dovrebbe aleggiare lo spirito indomabile di Angelica, una gran bella guerriera» ha concluso Miuccia divertita e divertente come non mai perché solo una donna dalla profonda cultura può permettersi di giocare con le citazioni: dal romanzo popolare di ieri al domani passando sempre per la concretezza dell’oggi.
Lo spirito della couture aleggia anche nella divina collezione Lanvin dove il tubino trionfa ma ha un’aria del tutto nuova e dove le silhuette arrotondate all’altezza dei fianchi (tecnicamente si dovrebbe parlare di faux cul, un nome che è tutto un programma) sono semplicemente perfette. Straordinario l’uso dei colori scuri per esempio nella giacca nera da smoking con il davanti decorato da lustrini blu notte e sotto una gonna a tubo in paillettes marroni.

Antonio Berardi punta piuttosto sul nero e sull’antracite ma non riesce a dare la stessa fenomenale leggerezza forse per un eccesso di linee avvitate nei pesanti tessuti tipicamente maschili e per l’insistenza sul lato sexy della moda piuttosto che sulla vera sensualità.

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