L’ELISIR di Donizetti torna a Milano Un amore che attraversa i secoli

Ancora una volta i milanesi hanno dato prova di amare l'opera esaurendo velocemente i biglietti messi a disposizione dall'assessorato al Turismo di Palazzo Marino per le prime tre opere allestite nel Cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco. Si trattava di Il Barbiere di Siviglia di Rossini e Trovatore di Verdi.
Questa sera è la volta di Elisir d'Amore di Donizetti. L’opera potrebbe definirsi «milanese» visto che è andata in scena per la prima volta al Teatro della Cannobiana, il 12 maggio del 1832, con Sabine Heinenfetter (Adina), Gianbattista Genero (Belcore), Giuseppe Frezzolini (Dulcamara). Fu subito successo - e pensare che venne scritta in soli 12 giorni!. L'Elisir segnò la storia dell'opera buffa, poiché in questa partitura l'allegria «non nasce per puro impulso musicale, ma dai personaggi» (Sartori). Le repliche furono ben 32. Unanime fu anche il consenso della critica. Giuseppe Pezzi sulla Gazzetta di Milano scriveva: «Senza tante aspettazioni, senza tante promesse, senza il solito fasto di lusinghiere antecedenze, questo spartito, bello dall'inizio alla fine, ha meritato il favore generale a chi lo scrisse e a chi lo sostenne. Viva dunque Donizetti». Il compositore, quasi stupito dalle lodi che gli piovevano da ogni parte si schermiva dicendo: «È troppo, credete a me, è troppo...».
L'opera donizettiana contiene una delle romanze più amate dal pubblico «Una furtiva lagrima» che è croce e delizia del tenore. Ogni volta che un giovane affronta questa brano sistematicamente gli viene ricordato di come la cantava Tito Schipa, mettendo regolarmente in ginocchio il poveretto che si sentiva morire all'idea dell’«attacco» «... una furtiva...». Non era facile mettere in opera questa raccomandazione. Quante volte abbiamo sentito dire dagli insegnanti «La “u” deve sembrare arrivare dall’alto, Schipa faceva così. Se ci riuscite avrete conquistato l'aria ed il pubblico». Spesso poi ragliavano questo benedetto attacco con la voce che si trovavano, ed allora erano veri guai... per chi ascoltava.
Il librettista Romani prese lo spunto per il libretto da Le philtre, che Scribe stava preparando per Auber. Me se c’è qualche affinità nel libretto non ve ne è alcuna nella musica... e nessuno ricorda più quella di Auber!.
Con l'Orchestra Filarmonica di Milano, diretta da Pierangelo Gelmini, la Corale Ambrosiana con la regia di Mario Riccardo Migliara sabato sera cantano: Silvia di Falco (Amina), Remi Garin (Nemorino), Orazio Mori (Dulcamara) Gianluca Tumino (Belcore) ed Elena Franceschi (Giannetta).


Un accenno in più lo merita sicuramente Orazio Mori, bravo e professionista impagabile che da anni onora le scene liriche nel mondo - ma lui - resta sempre lo stesso uomo modesto e incredibilmente vero. Grazie, Orazio Mori, sei un esempio.
Elisir d’amore
Castello Sforzesco
sabato e domenica
ore 21 (Info 02-88456555)

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