La minaccia del tempo che passa è tra tutte la più radicale, la più impietosa: quella con la quale dacché esiste, il tempo, un braccio di ferro è una partita persa. E se, per una canzone di Sting, «in una città del deserto riposa la vanità di un antico re», siamo sinceri: la vanità non riposa mai. È lei che guarda il passare degli anni con occhi sempre sgranati, e ci rende più vulnerabili faccia a faccia con noi stessi.
Ecco perché la chirurgia plastica affila gli artigli, e il suo confine con la cosmesi tende sempre più ad assottigliarsi; signore e signori di mezza età riempiono palestre, e altro che «ginnastica dolce». Ci dicono, però, che invecchiare con successo sia una cura quotidiana che parte dall'alimentazione: una serie di cautele che prevengano anzitutto le patologie più diffuse con l'avanzare dell'età. Dilagano gli how-to preventivi di malattie come l'osteoporosi e il diabete, per esempio; diete ricche di vitamina D, antiossidanti, trattamenti ormonali (sotto rigoroso controllo dello specialista) ed esercizi fisici che fanno ruggire l'organismo con poco sforzo.
Esisterà mai un elisir dell'eterna giovinezza? A occhio e croce no. Ma la lotta all'invecchiamento parte dalla tavola e dallo stile di vita: un integratore alimentare potrebbe, dunque, essere di grande aiuto. È questo il punto di partenza di uno staff di ricercatori (Medestea) che hanno congegnato un prodotto a tutta natura, una ricetta di «5 fattori di longevità cellulare» che sfidi i rischi dell'invecchiamento. NatygenDna è un integratore in compresse, ricche di curcumina (protettiva per l'intero organismo ma in particolare per le articolazioni, e utile contro l'invecchiamento cerebrale), resveratrolo e licopene (componenti tutte naturali preziose per il cuore), i nucleotidi (sostanze che favoriscono il sistema immunitario), e infine, astaxantina (un aiuto all'elasticità della pelle).
Le basi di questo studio? La «nutrigenomica»: la disciplina che indaga la relazione tra il cibo e i nostri geni. Nutrizione e Dna: dove abitano i geni della longevità, che alcuni alimenti stimolano di più, sicché le cellule resistano agli attacchi esterni e ci proteggano con più efficacia dall'incalzare dell'orologio biologico. Sarebbe compito della dieta mantenere una difesa naturale contro lo stress: un valido equilibrio - a dirla in termini più tecnici - tra gli antiossidanti endogeni e i radicali liberi. Ed è in questo che la nutrigenomica, partorendo buoni integratori, può fornire un grande aiuto. Michael Rose, biologo evoluzionista dell'Università di Irvine (California) distingue soprattutto due tipi di geni: i gerontogeni (a cui si addebita l'invecchiamento) e i longevity assurance genes (i piccoli protettori della nostra salute a dispetto del tempo). Un gene responsabile dell'invecchiamento viene chiamato «Matusalemme», e sarebbe da solo in grado di aumentare di un terzo la vita di un uomo. L'esperimento del Dr. Rose? Disattivando i gerontogeni nei moscerini della frutta, si è riusciti a farli sopravvivere tre volte più del previsto: una prova che, semmai valesse per la specie umana, garantirebbe una sopravvivenza a centosessanta anni.
E del resto, se il dono di Highlander è un fantascientifico miraggio, la crescita della longevità proprio non lo è. L'aspettativa di vita per i nati nel Terzo Millennio comincia a vedersi stimata sui cento anni. Ma che il benessere - quello più strategico - parta da una selezione rigorosa di cibi, bevande e attività, è un callo a cui tocca rassegnarsi. Anti-ossidanti, anti-cancerogeni: antì-doti alla degenerazione della cosa che, alla fine della fiera, è il nostro bene più prezioso.
Una curiosità su tutte, sulla vita a lunga scadenza? Le coppie sposate appaiono statisticamente più protette - o quantomeno protette più a lungo - dall'Alzheimer. Altro che elisir
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.