«L’Eni deve cedere una parte dei suoi stoccaggi di gas»

«L’Eni deve cedere una parte dei suoi stoccaggi di gas»

L’Eni dovrebbe cedere una parte dei suoi stoccaggi di gas, come è stato fatto a suo tempo per la capacità produttiva dell’Enel, mentre potrebbe investire in nuova capacità negli ex giacimenti al largo della costa adriatica. Lo afferma l’indagine conoscitiva condotta insieme da Antitrust e Autorità per l’energia. In cambio il gruppo guidato da Paolo Scaroni (nella foto) «potrebbe aspirare ad essere soggetto a una regolazione diversa e innovativa rispetto a quella attualmente applicata per la capacità di stoccaggio in esercizio». In questo modo, sostengono le due Authority, verrebbero accresciute la sicurezza e la concorrenza nel sistema del gas in Italia e si darebbe spazio a nuovi operatori. I potenziamenti fatti «dall’operatore dominante», che attraverso Stogit (ora confluita in Snam Rete Gas) detiene il 97% degli stoccaggi, sono stati «assolutamente marginali» e non sufficienti, né a garantire più sicurezza nel sistema energetico nazionale, né ad assicurare la necessaria flessibilità agli operatori per competere nel mercato liberalizzato, sostiene il documento. Così l’ingresso sul mercato degli stoccaggi di nuovi gruppi servirebbe ad affrontare meglio momenti critici come la domanda giornaliera di punta di gas, come pure situazioni di crisi come quelle innescate dai contenziosi tra l’Ucraina e la Russia. Pronta però la replica di Eni: alcune fonti fanno notare come Antitrust e Autorità per l’energia riconoscano che tutti i problemi legati al razionamento degli stoccaggi non si possono ricondurre a comportamenti opportunistici di Eni ma sono conseguenze dell’attuale assetto regolatorio. Da cui consegue che il gruppo non ha posizioni di vantaggio rispetto ad altri operatori. Sempre all’Eni sottolineano poi come nelle conclusioni non si obbliga il gruppo a cedere Stogit o asset ma si evidenzia come «potrebbe rivelarsi opportuna» la vendita a terzi «di sottoinsiemi di asset».

Le Authority riconoscono che i limitati sviluppi degli stoccaggi in Italia sono riconducibili a «carenze e ritardi nelle procedure» e che quindi nessuna criticità del sistema è riconducibile a comportamenti opportunistici di Stogit/Eni ma deriva dall’attuale impianto regolatorio. Che, secondo le stesse Authority, dovrebbe essere ripensato

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