L’era dei mobili liquidi Adesso la forma si disegna con il caos

Questo è il tempo della casa liquida, dove il caos è solo apparente. Nella stanza ci sono librerie con curve improbabili e sedie che sembrano cadere da un momento all’altro. I tavoli sono senza simmetria e i divani deformati. Sembra un mondo al contrario, un universo senza regole, ma l’effetto è voluto: cambiano le linee della geometria perché è la società che si trasforma, si confonde, si perde all’interno delle linee tradizionali. Non c’è più il bianco e il nero, ma ci sono infinite sfumature di grigi: lo spiega Bauman, con la sua teoria della società liquida, è lui che per primo ha parlato di perdita delle certezze, del posto fisso, della religione. L’uomo perde il suo centro tradizionale, gli spazi smettono di essere rigidi, così la casa si modifica insieme a lui, i mobili cambiano forme, diventano plastici, si incastrano a perfezione tra gli angoli. Vince l’impulso immediato, così il design diventa bisogno di stravolgere i volumi, gli equilibri, dando vita ad ambienti dove regna il caos. Che però è solo apparente.
Le regole della geometria cambiano perché la famiglia ha smesso di essere una sola. Per trasformarsi ci ha messo anni, per questo sembra fragile e traballante. Le librerie diventano pezzi unici da creare, da modificare di continuo, fatte di moduli impilati, come Equilibrium, di Malagana Design che dà un senso di allegria e di leggerezza. Vince l’idea di un mobile da costruire a immagine e somiglianza, come tanti pezzi di Lego, che si assemblano, si uniscono, nella massima flessibilità, come nella serie di contenitori in bachelite a forma di casette di Julia Lohmann per Plusdesign. A casa si fa strada una nuova visione del mondo: un universo al contrario, come un miraggio, un’allucinazione, un desiderio di originalità, per sentirsi fuori dalle regole convenzionali. A questo si è ispirata Dzmitry Samal per la sua «Parallel World Collection», di V2 Design che si compone di otto elementi, con sistema di ancoraggio a parete.
Le librerie, i tavoli, le sedie rispecchiano questo stato d’animo: la necessità di fuga dalla realtà per rifugiarsi in uno spazio onirico, allegro, fumettistico. Come la libreria Il Veliero, di Cassina, progettata nel 1938 da Franco Albini, ancora oggi un grande classico, a forma di vela che sa di viaggio, di evasione.
L’asimmetria di un tavolo che troneggia in mezzo alla stanza è lì a testimoniare proprio questo cambiamento: un continuo work in progress. Si inventano forme nuove, per tutto, anche per le lampade, come quella fatta in ottone della «The Fragile Collection», tutta scomposta, con forme irregolari. Neppure le sedie vogliono dare il senso di sicurezza. È l’idea di sedentarietà che va abbattuta. Tutto cambia, anche il posto di lavoro. E allora arriva «Crollo», la sedia prodotta da Büro Für Form, in edizione limitata che ha tutte le gambe storte. Una sedia che sembra cadere da un momento all’altro. Ma è tutto un gioco. O design. Dritto o storto, ogni medaglia ha il suo rovescio, e non è detto che debba essere negativo. Anzi.

Nel design c’è chi si ispira proprio alla tendenza architettonica del Decostruttivismo, che spariglia le regole della geometria, deforma i volumi e gli equilibri. Proprio come la famiglia, che ha smesso di essere una e indissolubile.

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